
Beppe Grillo ha rinnegato pubblicamente Luigi Di Maio. Il fondatore del Movimento cinque stelle ha aperto uno scontro inedito con il “capo politico” dei pentastellati. In un breve intervento sul Fatto Quotidiano si è rivolto proprio a Di Maio, parlando di “una testa rivolta a Luigi, incazzata e ancora stupefatta per l’incapacità di cogliere il bello intrinseco nel poter cambiare le cose”. E ha aggiunto: “Con i punti che raddoppiano come alla Standa”. E infine: “È bello cambiare le cose”. Poi si riferisce alla stanchezza del premier e scrive: “ma perché Conte è stanco? È l’unico che ha una casa dove andare, che possiede un filo conduttore interiore. Una persona eccezionale perché capace di rimanere normale: non sono tantissimi”.
Grillo, poi, riprendendo il suo video di sabato scorso, ha parlato di “depressione, incapacità di cogliere con ironia quello che ti capita e brama di potere”. Dei media, infine, ha scritto che “non resistono e riecheggiano l’urlo dell’Elevato: non resterà altro da fare che inseguirlo. Esercitare la leadership facendosi inseguire, anche, ridendo”.
L’esito del braccio di ferro tra Grillo e Di Maio è incerto. Già. Perché Grillo ha rispolverato la propria indole barricadera e progressista. Mentre Di Maio ha lisciato il pelo più volte all’ex “sposo” Matteo Salvini.
Lo scontro si consuma alla vigilia del voto sulla piattaforma Rousseau, che potrà bocciare il primo o il secondo. Infatti, il Movimento si prepara al voto di domani, dalle 9 alle 18. Ecco il quesito annunciato ieri sera sul Blog delle Stelle: “Sei d’accordo che il MoVimento 5 Stelle faccia partire un Governo, insieme al Partito Democratico, presieduto da Giuseppe Conte?”.
Intanto, si è concluso a Palazzo Chigi il vertice grillino presieduto proprio dal ministro del Lavoro uscente. Un gabinetto “di guerra” popolato dai fedelissimi del giovane leader. Non a caso, il sottosegretario Carlo Sibilia ha detto che “per Di Maio chiediamo un ruolo di primo piano: è il nostro capo politico ed è giusto così”. Alla domanda se Di Maio potrebbe rinunciare alla carica di vicepremier, Sibilia ha risposto affermativamente: “Per quello che mi riguarda sì. Per noi la priorità è risolvere i problemi dei cittadini, e tutto, anche le poltrone, è subordinato a quell’obiettivo”. Dunque, nonostante il puro politichese da Prima Repubblica, Di Maio avrebbe rinunciato al ruolo di vicepremier.
Frattanto, il premier incaricato Giuseppe Conte sostiene che la “deadline del governo sia tra martedì e mercoledì”.
Il Pd, su proposta di Franceschini, torna a chiedere un governo senza vicepremier per “far decollare” l’esecutivo. “Ma se da Rousseau dovesse emergere un giudizio negativo sul governo Pd-M5S – sottolinea il sottosegretario M5s, Manlio Di Stefano – ne trarremo le conseguenze. Siamo felici di avere un sistema che permette ai nostri elettori di essere parte attiva della politica. Per noi è fondamentale”. Sulla stessa lunghezza d’onda il capogruppo dei senatori M5s Stefano Patuanelli: “Se dovessero prevalere i no, il presidente del Consiglio dovrà sciogliere la riserva di conseguenza: in modo negativo. Non vedo alternativa”.
Matteo Salvini, ai microfoni di Radio 24, fa sapere che con il M5s “l’esperienza è stata rivoluzionaria almeno fino a qualche settimana fa. Se poi in nome della conservazione del potere si scende a patti con il Pd e con la Boschi, facciano, io non mi permetto di entrare nel dibattito altrui. Se io dico mai col Pd, vado avanti nel nome del mai col Pd”.
Aggiornato il 02 settembre 2019 alle ore 12:55