Pd-M5s: fuoco incrociato

La lunghissima giornata di incubazione del Governo che verrà finisce così, con un attonito Alberto Airola, senatore di lungo corso dei 5 stelle, che abbandona un’assemblea congiunta e superflua a suo dire, mentre Luigi Di Maio, Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli sono riuniti a Palazzo Chigi, per limare ancora la trattativa. Per capire come siano arrivati a questo punto dobbiamo spostare l’attenzione di quasi ventiquattr’ore indietro.  In tarda serata quando l’incontro tra Di Maio, Giuseppe Conte, Nicola Zingaretti e Andrea Orlando finisce, viene reso noto che non hanno raggiunto un accordo. Parte subito un gioco di veline incrociato, feroce, velenoso. Il “leader” dei 5 stelle pretende il ruolo di ministro dell’Interno, e vorrebbe anche assegnare molte “poltrone”, così inizia lo scambio di battute al vetriolo, perché le accuse sono reciproche. Ogni corrente politica vuole più posti di comando e quindi il bene dell’Italia va a farsi rinfrescare! Viene però dato un freno , si vocifera di un nuovo incontro mattutino, ma solo voci di corridoio senza conferma.

Conte fa da paciere tra i due e Zingaretti sembra ascoltare con attenzione il premier uscente. L’entourage di Di Maio ribatte che non c’è alcuna mira sul Viminale e mantiene alto il suo fuoco di sbarramento. Al quartier generale 5 stelle capiscono che non si può giocare tatticamente sulla sponda dei renziani, che iniziano a twittare in batteria segnali preoccupanti, un “no” al voler chiudere a tutti i costi. Ma quel che allarma di più è la rivolta dell’ala sinistra del partito. Nonostante le mille smentite, un uomo vicinissimo al presidente della Camera conferma che Di Maio si è irrigidito solo sul Ministero dell’Interno. E ribadisce che la frenata è stata anche politica, dopo l’incontro di ieri infatti Davide Casaleggio era scettico, Alessandro Di Battista più che scetticodi fronte a una trattativa senza un’asticella e posta molto in alto. Un gioco al rialzo che ha provocato uno smottamento serio. “Luigi” cerca di fare un Governo per il paese oppure la sua è una scelta personale con la volontà di piazzare i suoi?

Giustamente un pentastellato faceva notare di non essere un ufficio di collocamento. Un po’ per politica, un po’ per la paura di perdere la poltrona, la pancia più interna del Movimento rumoreggia , si agita, smania. Il polverone che si è alzato è arrivato fin dentro la stanza dei bottoni penta stellata. Restiamo in attesa degli sviluppi godendoci uno spettacolo a dir poco pietoso, ma in questo caso ci è stato risparmiato il prezzo del biglietto!

Aggiornato il 28 agosto 2019 alle ore 16:16