Sembrava Cristoforo Colombo che nel 1492 scoprì l’America. Insomma, da non credere a sentire Giuseppe Conte parlare della Tav come facciamo noi da sempre; spiegarci che serve, perché rinunciare sarebbe uno sbaglio e costerebbe un botto.
Dopo l’anno bellissimo, il semestre da boom, la crescita maggiore del previsto, è arrivata la necessità e l’importanza della Tav, tombola. Peccato che il Premier abbia forse problemi di riscaldamento nella percezione, come quelle televisioni di un tempo che dipendevano dalla temperatura delle valvole e bisognava aspettare un po’ prima di vedere le immagini.
Qui si scherza col futuro del Paese, da un anno il Governo a partire dal Nobel Danilo Toninelli ci tiene fermi sul progetto italo-francese, accampando ogni genere di scuse e adesso come se niente fosse si annuncia quanto sia importante la sua realizzazione. Ma vi sembra normale? Vi sembra logico imballare il Parlamento, le relazioni con la Francia, la partenza dei cantieri, per stare dietro a Grillo e alla rozzezza dei suoi pensieri? Vi pare normale un Premier che per 12 mesi ci ha rincorbelliti sulla inutilità di quella ferrovia, sulla negatività dell’analisi costi-benefici, e ora “tomo tomo cacchio cacchio” ci spiega l’esatto contrario?
Delle due l’una, o a questo Esecutivo manca la contezza delle necessità per il Paese, oppure Conte bisogna che ritorni a fare il professore. Come se non bastasse, a conferma che siamo finiti dentro il surreale, una pièce teatrale tra Kafka e Ionesco, tra lo scarafaggio ed il rinoceronte, il vice di Conte, signor Luigi Di Maio, in televisione ci offre una lezione sulla nascita del mandato zero. Mentre lo ascoltavamo ci siamo chiesti se fossimo davvero a Palazzo Chigi oppure su scherzi a parte, ci siamo detti: ma questi veramente ci prendono per imbecilli?
Parliamoci chiaro, se una cosa del genere l’avesse fatta Silvio Berlusconi avrebbero chiamato l’ambulanza della neuro, si sarebbe gridato alla malattia senile, sarebbero ricorsi al Quirinale. Guardate amici, qui non si tratta di essere contrari a questa alleanza, si tratta di domandarci a chi siamo finiti in mano, si tratta di capire da chi siamo governati, e la storia del mandato zero è veramente incredibile, una barzelletta.
Insomma a questo punto non c’è ribaltone che tenga, governo di tecnici e qualsiasi altra scusa pur di intimidirci, farci credere che o i pentaleghisti, o il diluvio, qui bisogna dire basta, l’Italia arranca mentre loro giocano a carte e fanno la canasta. Da ogni istituzione economica c’è la conferma della stagnazione, non cresciamo, siamo prossimi allo zero, tutte le previsioni vedono nero, stiamo perdendo la speranza nel futuro, i giovani scappano e gli anziani uguale, alla ricerca di un posto più normale. Non c’è una azione adatta allo sviluppo, non c’è la svolta fiscale né uno stimolo alla produzione industriale, il sud resta solo un bacino elettorale e la burocrazia una dannazione sesquipedale. In un Paese malato cronico di statalismo e assistenzialismo, clientelismo e regno dei furbetti, si buttano miliardi a palate non per stroncare il peggio ma per dargli ancora più vantaggio, Reddito di cittadinanza e Quota 100 docet.
Che altro dire, cosa aggiungere a quello che vediamo? Poco o niente se non la rabbia della gente, il dissenso e lo sconcerto disarmante; ecco perché servono le urne, servono adesso perché sia chiaro: “accà nisciuno è fesso”.
Aggiornato il 24 luglio 2019 alle ore 11:03