Salvini è tentato dal voto anticipato

La Lega ormai sembra pronta a tutto. Si prepara alla crisi di governo. Di più. La auspica. I dirigenti locali del Carroccio pressano lo stato maggiore per tornare al voto. Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini si confrontano da giorni sulla questione. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio spinge per chiudere l’esperienza governativa. Giorgetti è l’unico che possa permettersi di affrontare a muso duro il leader maximo leghista. In realtà, il piano di Salvini è quello di resistere fino alla primavera del prossimo anno, per andare al voto nell’aprile del 2020.

I leghisti sono alla ricerca spasmodica del casus belli. Il pretesto elettoralmente più fruttuoso potrebbe essere quello della Flat tax. Se i grillini dovessero creare difficoltà, il ministro dell’Interno sarebbe disposto a staccare la spina. Ieri, dal palco di Adro, nel Bresciano è stato chiaro. “Abbiamo aspettato anche troppo – ha detto – chi in Europa sta con Macron e Merkel in Italia non può stare con la Lega. Noi stiamo con gli italiani”.

Salvini ha aggiunto: “Qualunque scelta prenderò nei prossimi giorni la prenderò per i miei figli e per il futuro degli italiani. Senza pensare a poltrone o ministeri. Non accetterò più di stare al governo con chi dice no a tutto, dall’autonomia alle strade. Non abbiamo bisogno della decrescita felice. Penso alla scelta fatta sul nucleare: oggi tornerei indietro”.

Rispetto all’Autonomia, il vicepremier leghista va giù duro. “Agli alleati dico o si va avanti o non si prosegue”. Sulla manovra economica Salvini passa alle minacce: “Vogliamo coraggio. O la facciamo insieme o la Lega la farà da sola. O arrivano tanti sì o non abbiamo tempo da perdere. Non siamo attaccati alle poltrone”.

Un fatto è certo: Salvini non medita un ritorno al centrodestra.  Secondo i sondaggi, la Lega vien stabilmente accreditata del 36 per cento. Al momento, il caso del presunto finanziamento russo non ha avuto effetti. Secondo i sondaggi interni, il Carroccio se si andasse al voto ora, potrebbe sfiorare il 40 per cento. Non solo. Andando alle urne la Lega farebbe saltare la riduzione dei parlamentari, accontentando così deputati e senatori uscenti, probabilmente tutti rieletti.

Aggiornato il 22 luglio 2019 alle ore 13:23