
L’altro giorno la crisi di Governo e le elezioni anticipate erano dati pressoché per certe. L’altra sera (scrivo sabato mattina alle 5) i leader di questa banda di buffoni aveva, ci assicurano, scambiato un mezzo sorriso e i giornali, come se fosse una cosa seria, sentenziavano: la crisi si allontana.
Bene, amici. Io sono l’ultimo a sostenere che ci sia una soluzione del nostro problema nazionale dietro l’angolo. Che facilmente Mattarella, Conte, Zingaretti, magari il vecchio Berlusconi (con i suoi ineffabili “moderati”) dovrebbero fare questo o quello.
Dico che questo tira e molla, questo litigare, strillare, insultarsi come in una rissa di un vicolo dei “bassi” è, indipendentemente dalle ragioni (che non ci sono) e dai torti (che sono più o meno quelli di essere quelli che sono) delle parti in campo del Governo (si fa per dire) sono assolutamente inconcepibili per la vita di uno Stato moderno. Altro che Unione europea! Questa è gente che non è degna del più basso dei compiti pubblici. Giorno dopo giorno sgretolano i valori basilari della Repubblica e di civile convivenza in una democrazia moderna.
Siamo al fondo del barile del liquame e dei rifiuti prodotti dalla distruzione di una classe politica violentemente soppressa. Una classe politica che, con tutti i suoi difetti, bene o male aveva tirato fuori l’Italia dal baratro della guerra perduta, dalla sciagurata politica economica del fascismo e l’aveva portata ai primi posti tra le Nazioni industrializzate.
La distruzione, la soppressione traumatica di tutto il sistema dei partiti, l’anatema lanciato contro tutto quanto di essa portasse traccia, la nuova ondata persecutoria che investì e tormentò per anni Berlusconi, che aveva, con tutti i suoi difetti e con l’opacità della sua visione politica, impedito che il golpe mediatico-giudiziario di “Mani Pulite” portasse alle conclusioni per giungere alle quali si erano mossi i “cervelli” del golpe, sta dando oggi i suoi frutti più autentici: rottami e liquami, un vero fenomeno di involuzione mentale delle masse. E c’è chi nega che quello di Mani Pulite “fu un golpe ed un golpe contro la Repubblica”.
È morto l’altro giorno Francesco Saverio Borrelli. Il Presidente Sergio Mattarella ne ha ricordato la figura come quella di un genuino uomo di Giustizia, un fedele servitore della Repubblica e della Costituzione.
“Parce sepulto”. Ma io non credo che il Presidente della Repubblica abbia il potere di cancellare i “peccati” politici tanto più quelli dei dipendenti dello Stato ai quali è vietato utilizzare i poteri loro concessi per gestire una politica personale o del loro gruppo di appartenenza o, peggio, del “partito” della loro categoria di dipendenti statali. Tutti possono ricordare la conferenza stampa con la quale Borrelli ed altri magistrati del Pool in rivolta contro il decreto Biondi, con il quale si cercava di “chiudere” la pagina di Mani Pulite che, tra l’altro era degenerata in un giuoco “tu mi dai un altro imputato da arrestare, io ti rimando a casa e ti risparmio la permanenza in carcere”.
E tutti ricordano il grido “resistere, resistere, resistere” (preso a prestito da V.E. Orlando, guarda caso, diffidente verso l’Associazione Nazionale Magistrati) lanciato con toni disperati contro Berlusconi ed accolto e realizzato con la contestazione di una pioggia di incriminazioni che prolungò il dramma della mattanza di Mani Pulite contro chi cercava di impedire che ne sortissero effetti ancora peggiori.
E Borrelli, cui, tutto sommato, si può anche dar atto di qualcosa che assomiglia al pentimento di fronte alle conseguenze della sua politica indiscutibilmente golpista, testimoniò quella che era la vera natura di Mani Pulite e la soppressione di ogni vera giustizia in essa consumata riferendo quel che andava dicendo Antonio Di Pietro di Berlusconi: “Io quello lo sfascio”. Frase che da sola è prova di un intento politico sopraffattivo che aveva strumentalizzato la giustizia.
Ora siamo alla vera resa dei conti. Colpendo i partiti si è colpita la disponibilità dei cittadini senza particolari interessi da realizzare, di pensare ed operare per il buon Governo del Paese. Di Pietro e gli altri golpisti come lui non ha “sfasciato” Berlusconi ma la gente, l’Italia, i sentimenti di partecipazione, il rispetto delle regole, della libertà di tutti, la fede ed il valore della ragione nella vita pubblica. Questa è la storia. Una brutta pagina davvero.
Aggiornato il 22 luglio 2019 alle ore 18:05