
Che pur di fare effetto, suscitare scalpore contro Salvini, i radical chic, la rive gauche fossero pronti a tutto si sapeva, ma arrivare all’allibramento fra il ministro e Sua Santità è il colmo. Verrebbe da dire che Enrico IV di Navarra a Repubblica, avrebbe scucito un baffo. Altroché messa, qui c’è la conversione, la confessione, la penitenza e la comunione, tombola. Di tutto e di più, pur di far passare Salvini, per disumano, cattivo, spietato, rispetto al candore e alla bontà del pontificato. Un’abiura clamorosa, quella di Repubblica, di un gran giornale, questo va detto, che ha sempre fatto della laicità un caposaldo dell’informazione, sui temi della politica e della società. Eppure, tant’è.
Ancora una volta ci torna in mente il divino Giulio, perché a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca. Ecco perché l’invito a scegliere tra Sua Santità e Salvini è strumentale e basta. Del resto, verrebbe da chiedersi come mai solo ora, come mai la domanda, Repubblica non l’abbia posta nel passato, insomma con la guerra del Kossovo, che Wojtyla avversò frontalmente, perché non ci fu un titolo con Wojtyla o con D’Alema? Perché nello scellerato atto di guerra contro la Libia di Gheddafi, il quotidiano non ebbe idea di domandare ai suoi lettori, con Ratzinger o con Napolitano? È noto ed arcinoto che sia Papa Wojtyla che Ratzinger, fossero risolutamente contrari agli interventi militari, eppure nessun titolo e nessuna domanda.
Ecco perché il quesito, col Papa o con Salvini, è strumentale. Una provocazione che sa di bile travasata contro il ministro e la sua politica sull’immigrazione, alla faccia della libera Chiesa in libero Stato. Oltretutto, sul tema la posizione del Vaticano non tiene, perché parliamo di uno Stato, di cui il Pontefice è il capo assoluto, che alla difesa dei suoi confini, delle leggi e della sovranità ci tiene eccome. Guai a metterci il naso. Del resto se non ci tenesse, se fosse davvero per un mondo aperto, senza dogane, barriere, confini, potrebbe chiedere l’annullamento dell’articolo 7, della extraterritorialità. Insomma, tutti insieme ovunque ed appassionatamente.
Per non parlare dell’accoglienza verso i disperati. Perché anche qui viene da chiedersi come mai a tanta Pietas, Caritas, Beneficentia, non corrisponda la totale messa a disposizione dell’immenso patrimonio immobiliare vaticano. Parliamo di case generalizie, monasteri, conventi, palazzi da sogno in luoghi da sogno, in tutta Italia, che potrebbero accogliere davvero senza limiti di mezzi e di sostanze, una marea, di ultimi.
Ecco il motivo che ci sorprende e per certi versi indispettisce: la continua interferenza vaticana nella gestione dello Stato italiano verso l’immigrazione. Oltretutto, di temi gravi da affrontare la Chiesa ne ha eccome. Non solo gli scandali che sappiamo. Ma il genocidio drammatico dei cristiani nel mondo, Corea del Nord, Pakistan, Filippine e guarda caso proprio l’Africa. Ecco perché cara Repubblica, la domanda pertinente e intellettualmente onesta, non è col Papa o con Salvini, ma: dalla parte di chi emigra o dalla parte di chi resta abbandonato e dimenticato?
Aggiornato il 09 luglio 2019 alle ore 12:23