
Accennando ai cosiddetti apolitici, ci è capitato di paragonare la loro intelligenza a quella di chi, aggredito in mare dagli squali, si definisce asqualico. Certe “posture” popolari, nei confronti della politica, sono davvero bizzarre; in quest’occasione, parleremo dei saputelli. Ipotizziamo che qualcuno incontri un saputello e che, parlando di politica, accenni ad un partito nuovo, oppure un partito noto o cose simili.
Dato il caldo di questi giorni, la metafora dei quaranta gradi che sono pochi per un popolo abituato a stare a novanta gradi, ha fatto ridere e confermato che il messaggio allegorico trova praticamente tutti d’accordo. Eppure, sebbene accomunati dal sentimento che il potere istituzionale ci opprima, passando dalla metafora al tema della politica, ecco che iniziano le domande banali.
Per esempio, chiede il saputello: “Si può leggere l’atto notarile, costitutivo del partito?”.
Caro saputello, la Costituzione recita che tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti, per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale. Lo sai che per costituire un partito non occorre il notaio? Giuridicamente, i partiti politici sono delle associazioni non riconosciute.
Ricordo che qualche anno fa, a Napoli, uno sciocco saputello che sosteneva l’obbligo dell’atto notarile, riuscì a trasformare una cena tra amici, quasi in rissa.
In ogni modo, chi pensa che per costituire un partito politico occorra il notaio, sappia, una volta per tutte, che non è necessario. Un partito diventa partito, nel momento in cui presenta ufficialmente il simbolo e la lista dei candidati. Qui giunti, se il saputello ha capito, ecco che passa alla seconda domanda: “Si può leggere lo statuto del partito?”.
Caro saputello, lo sai che lo statuto regola i meccanismi organizzativi del partito? Per dirla in breve, esso elenca gli organi statutari, le modalità di elezione dei dirigenti, le regole del tesseramento, del congresso e cose simili. Che pensi di scoprire, leggendo lo statuto?
Ora, se il saputello ha capito, ecco che passa alla terza domanda: “C’è un programma?”.
Caro saputello, hai mai sentito un disonesto dichiararsi pubblicamente disonesto? Credi che un programma di partito possa proporre intenti eticamente spudorati? In buona sostanza, il programma dice ciò che vuole, ma ciò non dimostra attendibilità. Oggi impera l’ipocrisia di chi sa vendere apparenza, all’ingenuità di un popolo predisposto alla suggestione.
Certi “inni” alla concretezza, concimano l’ignoranza politica popolare e i politici impostori li adoperano per abbindolare l’elettore con un linguaggio apparentemente concreto, ma inconcludente nella sostanza.
Caro saputello, la nostra realtà sarebbe migliore se sapessimo davvero “… concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Il popolo dovrebbe avvicinarsi alla politica, un passo alla volta e con meno prosopopea. Apolitici, saputelli e che dire dei “mammamia”? Quelli che, per omertà o paura, non vogliono che di loro trapeli nulla, orientamento politico compreso? Ne parleremo.
Aggiornato il 04 luglio 2019 alle ore 12:36