Il Zentrum

L’araba fenice della politica italiana? Il mitico “Zentrum”. Che non è, però, un ricostituente (o forse sì, politicamente parlando) o un integratore multivitaminico ma, più prosaicamente, la ricerca di un Partito dei Moderati che, però, deve vedersela con l’insofferenza popolare e il suo relativo disincanto rispetto alle forme-partito del secolo scorso.

L’outsider Carlo Calenda, per la verità, scalpita come Matteo Renzi per abbandonare con la benedizione della sua vittima designata (quel Nicola Zingaretti che non riesce a dire una sola parola programmatica di sinistra) la camicia di Nesso degli eredi elettoralmente malnutriti di Pci e Dc. Loro, illustri zombie della storia contemporanea che, orfani del comunismo post-occhettiano, pensarono bene di contrarre un matrimonio ideologico di convenienza rivitalizzando la filosofia del cattocomunismo. Quest’ultimo, in verità, fu dal Dopoguerra una prassi costante (poi santificata nel compromesso storico berlingueriano) e un matrimonio di interessi ben più ferreo del penoso contratto M5S-Lega, che costò all’Italia un debito pubblico superiore al suo Prodotto interno lordo!

Del resto, questa forma di ibridazione tra diversi e opposti aveva operato fino al 1992 come un meccanismo perfettamente oliato, a partire dall’ecumenismo ideologico del Partito d’Azione fino alla caduta dei due grandi partiti-chiesa italiani polverizzati dalla macina di pietra di Mani Pulite, alla quale sopravvisse per eccesso di omertà dei suoi cassieri un Pci già delegittimato storicamente dalla fine dell’Urss e dalla rimozione del Muro di Berlino.

Come denunciano da tempo storici e opinionisti del calibro di Galli della Loggia e Angelo Panebianco, invece di procedere a una profonda autocritica e abiura di metodi e convinzioni storici fallimentari, contraddistinti da una vocazione al genocidio nei confronti dei “reazionari”, i postcomunisti si rifugiarono nel fortilizio dialettico dell’antifascismo. Questo fu ed è stata finora una modalità becera con cui sottrarsi al confronto demonizzando sempre e comunque l’avversario moderato e non allineato, facendo roteare come una clava su di lui quella loro stimmate di verginità. Una sorta, cioè, di falce e martello sessantottardo con i quali tagliare l’erba agli oppositori interni e piantare il chiodo fisso del politicamente corretto sulla fronte di tutti coloro che la pensavano diversamente dal mainstream mondialista delle frontiere aperte, del multilateralismo e multiculturalismo considerati alla stregua di un’ostia laica che li avrebbe emendati (senza confessione) di tutti i peccati da Stalin fino a Gorbačëv. Eppure oggi questa sinistra al caviale, adorata dagli inner circle delle Ztl, si trova confrontata allo stesso dilemma degli orfani moderati del Zentrum: come farsi seguire da un mondo della blogsfera che invece non solo li insegue e li incalza ogni giorno, ma cambia per di più all’improvviso con i suoi incontrollabili momenti tecnologici gli orizzonti politici di riferimento che si erano con grandissima fatica fino allora raggiunti?

Quale moderato oggi riuscirà a sfidare la dittatura del politicamente corretto argomentando forte e chiaro le sue ottime ragioni? Faccio alcuni esempi rispetto ai quali tutti conoscono rimedi e risposte, ma nessuno osa enunciarli pubblicamente: ci vuole la forza armata europea per mettere definitivamente fine alla pirateria degli schiavisti; occorre far emergere quel milione e passa di “overstayers” (quelli cioè che hanno il permesso di soggiorno scaduto) obbligandoli ad abbandonare i loro lavori in nero, tassandone allo stesso livello dei lavoratori italiani i trasferimenti di denaro di contante ai Paesi di origine qualora gli interessati non risultino avere redditi da lavoro soggetti a prelievo fiscale o all’obbligo dell’Iva, visto che in questo caso gli extracomunitari gravano interamente sul welfare italiano senza contribuire in nulla al suo mantenimento.

Quale moderato potrà invitare il nostro consumatore a boicottare i prodotti cinesi perché ci fanno concorrenza sleale, sono di bassa qualità e non rispettano nessuno dei nostri standard su lavoro e sicurezza? Quale moderato oserà dire e imporre una vera patrimoniale sull’enorme massa di risparmi privati per risanare almeno la metà del debito pubblico, che rimetterebbe in modo sviluppo e ascensore sociale ridando un futuro alle giovani generazioni? Siamo seri, suvvia…

Aggiornato il 27 giugno 2019 alle ore 11:14