
Luca Zaia ha deciso di attaccare frontalmente il Movimento cinque stelle. Il presidente leghista della Regione Veneto, intervistato dal Corriere della Sera, dice la sua rispetto all’ennesimo ritardo sul via libera all’autonomia per la sua regione (e della Lombardia e dell’Emilia-Romagna). Il summit dell’altra sera a Palazzo Chigi si è rivelata una fumata nera.
“Ai grillini – sostiene – voglio dire che è finita la ricreazione. Dato che io seguo la partita delle autonomie per 24 ore ogni giorno, giuro che sarò come un nido di vespe. Perché è scandaloso quello che stanno facendo alla mia gente”.
Per Zaia, “Il dibattito ormai è diventato lunare. Per me, sta diventando anche imbarazzante. Perché ci sono delle cose che non si possono accettare. Ma io li sfido: mi possono dire qual è il loro progetto? Io li sento bocciare il nostro, che credo non leggano. Ma loro? Li sfido pubblicamente a far uscire pubblicamente la loro proposta”. Il governatore ricorda “i 5 Stelle hanno sostenuto i referendum e hanno sottoscritto il contratto di governo eppure fanno muro. Affermano di voler dare voce ai cittadini, ma se poi il popolo dice che cosa gli aggrada nascono i problemi. Dicono che chiedere più poteri su 23 materie è eccessivo? In base alla Carta invece è possibile. Se fermano l’autonomia del Veneto negano la differenza tra virtuosi e non virtuosi. Cade la democrazia”.
Per la ministra leghista degli Affari Regionali e delle Autonomie, “ci sono alcuni che sulle autonomie regionali hanno costruito una fisionomia politica. Peccato che lo facciano in modo strumentale. Perché non si può sentir dire: attenti, il Nord vuole fregare il Sud. Non si cavalchi in modo strumentale l’antagonismo tra Nord e Sud. Creare astio dentro il Paese è una responsabilità gravissima e chi lo fa è un irresponsabile. Se esiste un intento dilatorio, si può guadagnare qualche settimana, qualche mese al massimo. Ma tornare indietro non si può”.
La Stefani manifesta la propria delusione. “Il presidente Conte mi aveva dato come scadenza per le autonomie regionali la data del 15 febbraio. Oggi, siamo arrivati quasi a luglio. Io capisco le campagne elettorali, capisco tutto ma ritornare ogni volta daccapo, quello no”. Sull’accusa dei Cinque stelle di lasciare il meglio alle Regioni e il peggio allo Stato, Stefani risponde prendendo ad esempio il dossier scuola: “Non è vero. Se il tema è il personale della scuola, una volta raggiunto l’accordo le Regioni dovrebbero definirne i livelli anno per anno, non è che nessuno potrebbe assumere chi vuole”.
Sull’autonomia regionale, Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna, intervistato dal Sole 24 Ore, attacca il governo gialloverde. “Stiamo fermi a un anno fa – denuncia – zero fatti. L’impressione è che prosegua un gioco delle parti che si protrae da mesi, con un botta e risposta continuo tra Lega e 5 Stelle, più a loro uso e consumo che non per arrivare a un’intesa con le regioni. Io non chiedo di fare in fretta, chiedo di fare seriamente, è diverso”.
Per Bonaccini, “a differenza di altri, non ho mai posto una data di scadenza, né credo che si possano saltare i passaggi del confronto e della condivisione. Il governo passi dalle parole ai fatti, ci convochi e si confronti sul possibile accordo rispetto alla nostra proposta che hanno sul tavolo da mesi. L’Emilia Romagna non può essere presa in giro”.
Alla domanda su qual è la differenza tra la richiesta di autonomia dell’Emilia Romagna e quella di Veneto e Lombardia, risponde: “L’Emilia Romagna non ha chiesto un soldo in più di quanto già lo Stato non spenda per il nostro territorio e consideriamo l’unità del Paese e la solidarietà tra Regioni cardini imprescindibili. Abbiamo chiesto maggiore autonomia in 15 materie, rispetto alle 23 possibili richieste da Veneto e Lombardia”.
Bonaccini sostiene che il suo “obiettivo è soprattutto quello di rafforzare la programmazione, superare le sovrapposizioni di competenze, ridurre la burocrazia, i suoi tempi e i suoi costi. Non abbiamo chiesto il trasferimento di pezzi dello Stato, né vogliamo uffici e personale, a cominciare dalla scuola: non vogliamo creare alcun sistema scolastico regionale dell’Emilia Romagna, viceversa, rafforziamo quello nazionale con una più forte programmazione”.
Aggiornato il 27 giugno 2019 alle ore 13:38