
Sull’Autonomia e su Autostrade all’interno del governo si consuma l’ennesimo scontro. Si registrano ancora tensioni dopo il lungo e infruttuoso vertice di ieri sera a Palazzo Chigi, finito dopo la mezzanotte. Le intese sulle autonomie regionali, annunciate da Matteo Salvini per il Consiglio dei ministri di oggi, saranno al centro di una nuova riunione mercoledì prossimo.
Nonostante l’assenza del ministro dell’Economia Giovanni Tria, il premier Giuseppe Conte ha provato a trovare la sintesi su Autonomia e Autostrade. La Lega non si sbilancia, a notte fonda, sul destino della concessione di Autostrade, che M5s chiede di revocare. Trapela invece una fortissima irritazione per il nuovo stop al tema delle Autonomie, caro alle regioni del Nord. “M5S continua a essere il partito del No”, commenta una fonte leghista.
Per i pentastellati i temi “veri” da affrontare sono la scuola, i trasferimenti fiscali dallo Stato alle Regioni e i trasporti. Se ne discute per tre ore, ma al termine non si trova l’intesa. Viene contestato anche il metodo. I grillini vogliono un significativo passaggio in Parlamento, con la possibilità per le Commissioni di dare pareri e di emendare il testo. La Lega propone una soluzione più agile.
Quando Salvini lascia la riunione, intorno alle dieci di sera, la strada si annuncia in salita. E infatti il vicepremier, che aveva annunciato il testo in Cdm, davanti alle telecamere si fa più prudente: “Lavori in corso, le cose vanno fatte bene”. Poi punta il dito contro le “burocrazie ministeriali” che frenano. Poco dopo, termina la riunione e la Lega accusa il M5s di nascondersi proprio dietro quei burocrati: “Fanno muro e chiedono tempo, bloccano qualsiasi iniziativa”, attaccano. E i Cinque stelle replicano: “L’autonomia si farà. Le riunioni servono per far condividere le cose. Quando si governa in due le cose si fanno in due”.
Nonostante le scaramucce notturne, Luigi Di Maio non ha dubbi: “L’Autonomia si farà. Vedo e leggo un po’ di caos ingiustificato sull’Autonomia. La chiedono i cittadini di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna ed è giusto che si faccia. Sarà un’autonomia equilibrata, fatta bene, che gioverà veramente a Regioni e Comuni. Il MoVimento lavora così, per tutto il Paese”. Lo scrive su Facebook proprio il vicepremier grillino. “Non penso – assicura Di Maio – che qualcuno voglia tornare ai tempi della secessione della Padania e non ho motivo di dubitare che sapremo trovare insieme la migliore soluzione. Certo, alcune posizioni più estreme mi preoccupano. Non si può pensare di impoverire ancora di più regioni come la Puglia, la Calabria, la Sicilia, ma anche l’Abruzzo, il Lazio, le Marche, il Molise, la Campania e l’Umbria. Di meno ospedali, meno scuole e strade sempre più in dissesto non se ne parla. Ma sono certo che alla fine prevarrà il buonsenso. Faremo una cosa equilibrata, ve lo assicuro!”.
Il leghista Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato, non capisce perché si evochino “sempre le rotture. Il M5s a livello locale ha sempre sostenuto l’autonomia e anche i referendum che ci sono stati in Lombardia e Veneto. Vedo delle paure incomprensibili. Bisogna andare avanti, assolutamente”.
Il governatore della Lombardia Attilio Fontana attacca i pentastellati. “Se il tentativo del Movimento 5 stelle è quello di portarci a una riforma che sia una non-riforma, io lo dico subito: non la sottoscriverò mai, per cui è inutile che cerchino di portarci in quella direzione. Per cui o è sì, una riforma seria e utile per il Paese, oppure è meglio che dicano no”.
Per il segretario di +Europa Benedetto Della Vedova, “dietro la maschera del sovranismo si nasconde il solito volto secessionista della Lega, anzi, la Lega Nord, camuffata per eludere la restituzione dei 49 milioni di euro agli italiani. L’autonomia differenziata, che pure è una previsione costituzionale, nel disegno di Salvini diventa una forma di separatismo mascherato, un danno per le regioni e i comuni con minore capacità fiscale, soprattutto al Sud e nelle aree interne del Paese”.
Aggiornato il 26 giugno 2019 alle ore 13:21