
Nessuna decisione è presa, tranne quella di far sentire all’Italia il fiato sul collo.
Dopo il vertice europeo di giovedì e venerdì scorsi, inconcludente per il negoziato sui numeri in corso tra Roma e Bruxelles, la Commissione Ue va avanti per la sua strada, senza accelerare né frenare l’iter della procedura per debito eccessivo che l’Italia rischia praticamente dal dicembre scorso. Il collegio dei commissari oggi farà il punto sulla situazione, ma senza prendere decisioni, in attesa di vedere che cosa partorirà il Governo mercoledì. La palla è ora nel campo dell’Italia, fanno sapere dalla Ue. I tecnici europei in queste ore stanno dialogando incessantemente con il Tesoro per confrontare quei dati che spesso nelle due capitali leggono in modo diverso: l’impatto delle misure sulla crescita, i ricavi dalla lotta all’evasione, il gettito fiscale, le entrate dalle privatizzazioni, i tagli dalla spending review, i costi effettivi di Quota 100 e reddito di cittadinanza. Per fare tornare i conti, i calcoli devono essere allineati, e lo sforzo di queste ore, a Roma, è proprio quello di fornire argomentazioni sufficienti a convincere gli esperti Ue della fondatezza delle previsioni del Governo.
Mentre il lavoro tecnico prosegue, i commissari Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici prederanno la parola nella riunione settimanale della Commissione per mettere al corrente i loro colleghi della situazione italiana. L’annuncio ufficiale della presenza del “Caso Italia” sull’ordine del giorno del Collegio dà la misura della pressione che Bruxelles vuole mettere su Roma. Non ci saranno fughe in avanti, perché i commissari non prenderanno nessuna decisione sul caso. Ma saranno aggiornati sulla stato del negoziato, e in particolare sull’assenza di progressi dopo il vertice europeo e dopo la lettera del premier Giuseppe Conte. La missiva non toccava nessuno dei punti critici sollevati dalla Ue nel rapporto sul debito, e quindi non ha avuto alcun effetto sulla trattativa. Il presidente Jean-Claude Juncker, a margine del summit della scorsa settimana, aveva chiarito a Giuseppe Conte che in assenza di azioni concrete e decisioni vincolanti del Governo e del Parlamento, la procedura avrebbe fatto il suo corso. Bruxelles quindi non anticiperà la decisione, ma lascerà a Roma ancora sette giorni per definire il suo destino. Mercoledì il Governo scoprirà le sue carte, e nei giorni successivi il premier Conte incontrerà di nuovo Juncker e i colleghi europei nella riunione del G20 di Osaka.
Sarà l’occasione per capire se quanto messo in campo da Roma sarà sufficiente oppure no. Se lo fosse, l’Iter della procedura si interromperebbe subito. In caso contrario, già venerdì i gabinetti di Dombrovskis e Moscovici prepareranno il testo che raccomanda al Consiglio Ecofin di aprire la procedura sanzionatoria. Il testo, che conterrà anche gli obiettivi di rientro dalla violazione e quindi le prime correzioni da fare subito, dovrà poi passare al vaglio del prossimo Collegio dei commissari il 2 luglio. Passaggio solitamente scontato. Meno scontata sarebbe invece la discussione ad Eurogruppo ed Ecofin dell’8-9 luglio: è lì che i Governi saranno chiamati a prendere una decisione più politica che tecnica, ovvero se aprire contro l’Italia una procedura mai scattata per nessuno fino ad ora. Compiendo un passo destinato a deteriorare ulteriormente i rapporti tra Roma e Ue. Anche se finora nessuno si è schierato apertamente a favore del Governo italiano, c’è più di uno scettico tra i partner europei.
Aggiornato il 25 giugno 2019 alle ore 14:34