La Corte di Strasburgo ha annunciato di avere ricevuto una richiesta di intervento da parte di individui a bordo della Sea-Watch 3 per chiedere all’Italia di consentire lo sbarco dei 42 migranti. La nave dell’Ong si trova da dodici giorni a poche miglia da Lampedusa. La Corte, in base ai suoi regolamenti, può chiedere all’Italia di adottare quelle che vengono definite “misure urgenti” e che “servono ad impedire serie e irrimediabili violazioni dei diritti umani”.
Giorgia Linardi, portavoce dell’organizzazione umanitaria, sostiene che i migranti hanno “diritto di adire i propri diritti umani alla Corte europea. In particolare, il ricorso è stato fatto in riferimento all’articolo 3 che descrive quello a bordo come un trattamento inumano e degradante. Si chiede quindi alla Corte di indicare all’Italia delle misure che possano in qualche modo ridurre le sofferenze cui le persone sono costrette in questo momento, nell’interesse della tutela della loro dignità”.
Le informazioni richieste dalla Corte al governo italiano riguardano sia le persone già sbarcate dalla Sea-Watch 3 che l’attuale situazione sulla nave dell’ong. Lo ha reso noto la stessa Corte, specificando che per quanto riguarda le persone già sbarcate ha chiesto a Roma di informarla sul loro numero, sul loro stato di eventuale vulnerabilità e sulle misure che le autorità intendono prendere nei loro confronti. La Corte di Strasburgo ha invece chiesto alla Sea-Watch informazioni “sulle condizioni fisiche e mentali di quanti sono ancora a bordo e dettagli sul loro eventuale stato di vulnerabilità”. La Corte attende le risposte entro oggi, poi prenderà la sua decisione.
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini replica: “I migranti vadano in Olanda e Germania. L’Unione europea vuole risolvere il problema Sea Watch? Facile. Nave olandese, Ong tedesca: metà immigrati ad Amsterdam, l’altra metà a Berlino. E sequestro della nave pirata. Punto”.
La Commissione Ue, “pur apprezzando il fatto che l’Italia abbia proceduto all’evacuazione di un numero di persone dalla Sea-Watch 3 per ragioni mediche”, fa appello “agli Stati membri” per trovare “una soluzione per le persone che sono rimaste a bordo”. Lo afferma una portavoce parlando di “imperativo umanitario” e ribadendo che l’esecutivo comunitario “continuerà a fare tutto il possibile, nell’ambito delle nostre competenze, per sostenere e coordinare eventuali sforzi di solidarietà”.
Intanto, l’arcivescovo, monsignor Cesare Nosiglia, al termine della messa San Giovanni, patrono della città, ha detto che “la diocesi di Torino è disponibile ad accogliere senza oneri per lo Stato i migranti della Sea Watch”. Nosiglia rivolge “una preghiera speciale a San Giovanni, che ha sempre difeso i poveri. Chiedo a lui di dare una mano per risolvere il problema che stanno vivendo le persone a bordo della Sea Watch. Per essere concreti la Chiesa di Torino è disponibile ad accogliere questi fratelli e sorelle”.
Monsignor Nosiglia ha sottolineato che desidera “esprimere la mia solidarietà a quanti in Italia, e anche nella nostra città, stanno dimostrando pacificamente per richiamare l’attenzione sulla situazione di grave e ingiusta sofferenza in cui si trovano 43 persone sulla nave Sea Watch al largo di Lampedusa”.
Aggiornato il 25 giugno 2019 alle ore 10:53