
Il governo gialloverde prepara un dossier alternativo da presentare a Bruxelles. Il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia Giovanni Tria intendono evitare, ad ogni costo, la procedura d’infrazione aperta nei confronti dell’Italia per disavanzo eccessivo. Matteo Salvini, invece, è convinto che non si debba cedere ai diktat dell’Ue. L’idea leghista sostiene che la Commissione europea sarebbe debole. Di più. Non avrebbe la forza per imporre l’agenda ad uno dei Paesi fondatori dell’Europa.
Ieri il ministro dell’Interno ha abbandonato l’incontro di governo anzitempo. Dopodiché, ha riunito i ministri leghisti per mettere al corrente i maggiorenti del partito sulla necessità di ribadire la linea dura sull’Europa. Ma il presidente del Consiglio ha sostenuto che il metodo debba essere quello del confronto.
Su un aspetto si registra piena concordia nel governo: “Non è sul tavolo una manovra correttiva”. Salvini prova a difendere i provvedimenti di bandiera, a partire da quello sulla Flat tax. “Se non si fa la flat tax c’è il voto”, sostiene.
Frattanto, Luigi Di Maio chiarisce i toni del vertice governativo di ieri. “Io ieri – sostiene ai microfoni di Radio Anch’io, su Radio Uno – non ho visto il ministro Tria che diceva no, la Flat tax non si può fare o non si può contemplare alcun tipo di deficit. Quando l’incontro è finito, ci siamo alzati tutti quanti, il ministro dell’Interno non ha partecipato dopo a questioni più tecniche che riguardavano altri ministeri”.
Nel dibattito sulla Flat tax oggi interviene anche Tria. “Ero favorevole alla Flat tax anche in passato – sottolinea – bisogna vedere come si fa, ma in questo momento gli obiettivi di deficit sono quelli. È una notizia chiaramente falsa, di colore, che io abbia litigato durante il vertice di governo, che Salvini sia uscito perché arrabbiato con me, siamo usciti insieme. C’è qualcuno che diffonde queste notizie false o sono inventate”.
Aggiornato il 13 giugno 2019 alle ore 14:01