
Dum Romae Consulitur, Saguntum Expugnatur (Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata). Mai la frase di Tito Livio è stata così attuale in questo particolare momento storico del Paese; in modo particolare andrebbe solo riscritta nel seguente modo: Mentre il Governo discute, le imprese di costruzione falliscono. Sicuramente il processo fallimentare è iniziato molti mesi fa, forse molti anni fa ma quando compare un incendio non ci si può permettere il lusso di assistere all’evento senza neppure chiamare i vigili del fuoco. Nel caso delle opere infrastrutturali assistiamo giornalmente ad una famiglia di comunicati e dichiarazioni pubbliche che ci lasciano davvero sconcertanti quali:
- “Abbiamo sbloccato 300 opere ferme grazie al Decreto Legge definito Sblocca Cantieri”
- “Abbiamo effettuato una serie di cambiamenti sul Codice Appalti rendendo in tal modo meno vincolante e tortuoso il ruolo della burocrazia”
- “Abbiamo reso più trasparente e più chiara la modalità di accesso alle gare in modo da garantire a tutte le imprese piccole e medie di superare questo momento di crisi”
- “Stiamo inviando presso i Comuni e le Regioni tecnici specializzati attualmente presenti all’interno di una task force presso la Presidenza del Consiglio”
Queste dichiarazioni sono state prodotte dal Vice Presidente del Consiglio Luigi Di Maio in una trasmissione della Rete televisiva “La Sette” il 5 maggio scorso. Purtroppo l’Onorevole Di Maio confonde la parola “dichiarazione” con “intenzione”. Sono infatti allo stato varati dei provvedimenti che seguono l’iter parlamentare e si è avviato un processo di iniziative che potranno diventare concrete non prima di tre – quattro mesi, ma soprattutto non si è chiarito quali possano essere le risorse disponibili nel corrente anno, ripeto nel corrente anno, per garantire davvero l’avvio della spesa. Un avvio della spesa che produrrebbe vantaggi sia al mondo delle imprese che alla crescita del Prodotto Interno Lordo. Invece, da irresponsabili, assistiamo senza far nulla di concreto all’incendio; in realtà non:
- imponiamo all’ANAS di sottoscrivere gli appositi atti contrattuali di tutti gli Accordi Quadro già affidati con gara a varie Società di ingegneria; un simile atto sbloccherebbe risorse superiori a 100 milioni di euro. Un importo importante se si tiene conto che coinvolge società di ingegneria in cui lavorano oltre 40.000 tecnici di alto livello professionale
- imponiamo a Rete Ferroviaria Italiana di dare corso alle opere già affidate come quelle delle tratte AV/AC Brescia – Verona – Vicenza il cui importo si attesta su un valore globale di circa 5,5 miliardi di euro
- imponiamo agli uffici competenti del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di sbloccare gli affidamenti per le opere autostradali relative al “Gronda di Genova”, al “nodo di Bologna” e alla “Cecina – Civitavecchia” per un importo globale di circa 8 miliardi di euro
- imponiamo al Commissario delle due opere relative agli AV/AV Napoli – Bari e Palermo Catania di sbloccare una serie di interventi già aggiudicati con gara come quello del nodo di Bari o in corso di prossima aggiudicazione in modo da attivare risorse per oltre 6 miliardi di euro.
Potrei continuare ad elencare situazioni analoghe in cui, senza nominare nuovi commissari, senza effettuare nuove gare è possibile, come d’altra parte da me sostenuto in passato, sbloccare davvero 20 miliardi di euro. Invece no! Siamo fermi guardando le fiamme, siamo fermi raccontando azioni e provvedimenti che non fanno partire concretamente nulla.
Allora prende corpo non un dubbio ma una certezza: purtroppo nel 2019 non può e non deve partire nulla perché non siamo in grado di dare alcuna copertura finanziaria. Non so cosa potrà dire l’altro Vice Presidente del Consiglio, mi riferisco al Senatore Salvini, che in campagna elettorale aveva garantito sia una serie di impegni per sbloccare le infrastrutture specialmente quelle del Veneto oggi, quelle dell’asse AV/AC Brescia – Verona – Vicenza ferme da undici mesi, sia una serie di atti come l’abrogazione, nel primo Consiglio dei Ministri Lega – Movimento 5 Stelle, del Codice degli Appalti.
Gli impegni non mantenuti dal Movimento 5 Stelle come quelli relativi al Trans Adriatic Pipeline (TAP) all’ILVA di Taranto, al Terzo Valico dei Giovi, alle Trivelle, ecc. hanno prodotto una immediata crisi del consenso: dal 34% al 21%. Per la Lega questo crollo non è avvenuto, anzi dal 17% è passata al 33%, questa esplosione, questa crescita senza dubbio imprevedibile, può durare però il tempo di un incendio; poi ci rimane solo da visitare una città distrutta: Sagunto.
Tratto da "Stanze di Ercole"
Aggiornato il 08 maggio 2019 alle ore 14:18