Immaginare il futuro: entrare nella nuova Europa

Immaginare il futuro ed entrarci, dargli vita. Siamo alle porte di una nuova era in cui siamo obbligati ad entrare per superare l’esistente e passarvi oltre, per costruire il nostro futuro di cittadini europei nella nuova Europa. 

Bisogna riavvolgere il filo e tornare al modello confederale di Europa, quello uscito dal Trattato di Roma del 1957 tra i sei Stati fondatori della allora Comunità europea. Ristabilire il nucleo originario, rianimare e rimodulare l’Europa. 
Bisogna sentirsi italiani per essere europei. Nessun sovranismo, nessuna esasperazione identitaria ma non si può essere europei senza essere e sentirci fortemente italiani. L’Italia è lo Stato fondatore dell’Europa: a Roma sessantadue anni fa è stata fondata l’Europa. Noi siamo i cittadini europei della nuova Europa. Questa deve rappresentare ed essere un continente forte, istituzionalmente, politicamente, economicamente. La globalizzazione significa interdipendenza a livello mondiale globale, ma non significa che ciascuno si debba dissolvere in un tutto, essendo, al contrario, necessario che ciascuno rimanga ben saldo ed orgoglioso nella propria natura, della propria identità, nel proprio essere. Parimenti è e deve essere a livello nazionale, tra gli Stati membri d’Europa. Siamo cioè tutti collegati e “connessi”, globali, e (e, non ma) ciascuno deve essere autonomo portatore forte della propria identità, statuale nell'Europa.

Alla base c’è la democrazia, tra le cui limpide regole l’Europa attuale deve rientrare e rimodularsi, deve rispettare. (La democrazia peraltro è esportabile nel mondo solo a patto che esista, vigente, la si osservi e la si detenga, altrimenti è impossibile). Il senso di identità e di appartenenza è alla base di globalizzazione e cosmopolitismo. È necessario perché quegli stessi fenomeni si sviluppino evolvano e marcino nella direzione corretta, non deviino o trascendano.

Nella nuova Europa vanno tenuti saldi e fermi i valori fondanti dell’Occidente vale a dire che, con la democrazia, l’identità, c’è anche la solidarietà e sussidiarietà. L’attuale Europa per lo più a trazione franco-tedesca ha fallito, non solo sul tema dell’immigrazione. Le persone migrano per attrazione verso luoghi più ricchi o per fuggire da guerre e stenti. La nuova Europa deve farsi forte e creare meccanismi di solidarietà effettivi e non “bavosi”, non di fallimentare carità pelosa (e dannosa per chi riceve così come per chi la fa o meglio in genere si vanta di farla). Un possibile marchingegno solidale potrà essere devolvere un punto percentuale dell’Iva a favore dei Paesi in via di sviluppo attraverso un sistema di Onlus convenzionate con l’Italia, punto che va defalcato da quanto dovuto ogni anno all'Europa. Difesa, sicurezza ed intelligence europea possono essere finanziate tramite meccanismi finanziari comuni attraverso l’emissione di titoli europei, i cosiddetti eurobond. Il modello cioè cui dare vita con la nuova Europa è democratico, solidale e capitalista. Il continente occidentale europeo deve essere portatore forte, affatto debole, di democrazia, di benessere e ricchezza tratti dalla applicazione delle regole liberali del capitalismo democratico e socialmente solidale facendo bene attenzione a che ciò sia economicamente utile e vantaggioso, conveniente per il beneficiario e soprattutto per il dante causa cioè per l’Europa. Il futuro non aspetta, arriva. Entriamo “ad occhi aperti” nella nuova Europa. 

P.s.: “Ad occhi aperti” è un celebre libro-intervista di Marguerite Yourcenar

Aggiornato il 07 maggio 2019 alle ore 15:38