
Un fine settimana di fuoco. Matteo Salvini e Luigi Di Maio sono sull’orlo di una crisi di governo. Al centro dello scontro totale figura, sempre, il caso di Armando Siri, il sottosegretario leghista indagato per corruzione. Il leader grillino, ai microfoni del Gr1, usa un tono categorico. “La cosa più importante – sostiene – è rimuovere questo sottosegretario che getta ombre sul governo”. Eppure, il vicepremier pentastellato è convinto che non si andrà alla conta al Consiglio dei ministri in programma per mercoledì. “Non abbiamo mai parlato – sottolinea Di Maio – né di rimpasti né di crisi di governo. Noi non abbiamo nessuna strategia verso Salvini. Semplicemente il tema Siri riguarda la corruzione e addirittura si parla di mafia. Su questa roba noi non possiamo transigere”.
Matteo Salvini, in piena campagna elettorale per le Europee, replica dal palco di un comizio romano. Le sue parole suonano come un ultimatum all’alleato grillino. “Un conto è il confronto politico – afferma – un contro è il tiro al bersaglio. Tappatevi la bocca, mettetevi a lavorare e smettetela d’insultare e minacciare il prossimo”. Ma il leader del Carroccio è ancora più duro. “Gli amici dell’M5s – arringa la folla leghista – pesino le parole. Se dall’opposizione insulti e critiche sono ovvie, da chi dovrebbe essere alleato, no. La mia parola è una e questo governo va avanti cinque anni, basta che la smettano di chiacchierare. Mi dicono ‘tiri fuori le palle’? Ricevo buste con proiettili per il mio impegno contro la mafia. A chi mi attacca dico tappatevi la bocca, lavorate e smettete di minacciare il prossimo. È l’ultimo avviso”.
Stamattina Salvini ostenta sicurezza. “Vado in Consiglio dei ministri – sostiene – assolutamente tranquillo. Sto aggiornando l’agenda su immigrazione e mafia. Di questo mi occupo. Dopo mercoledì vengono giovedì, venerdì e sabato e per me non è un problema. Continuo a ritenere che in un Paese civile i processi si fanno in tribunale e se uno è colpevole si viene condannati da un giudice, non da un giornale”.
In ogni caso, Giuseppe Conte, “per senso di responsabilità e rispetto delle istituzioni da parte di tutti”, spera che Siri si dimetta. Addirittura, su suggerimento dello stesso Salvini. Anche il premier, come Luigi Di Maio, si fa “scudo” di un sondaggio secondo cui il 70 per cento degli italiani sarebbe d’accordo con le dimissioni del sottosegretario. Considerati questi numeri, sostengono fonti vicine a Palazzo Chigi, secondo Conte, se in Consiglio dei ministri si arriverà al muro contro muro, sarà “la Lega a doverlo spiegare agli italiani”. In altre parole, al quel punto sarà la Lega ad assumersi la responsabilità di una crisi di governo.
Aggiornato il 06 maggio 2019 alle ore 16:58