
Armando Siri rimane al centro dell’offensiva del Movimento cinque stelle. Lo scontro con il Carroccio per il sottosegretario leghista indagato per corruzione non accenna a placarsi. Oggi si terrà un faccia a faccia fra Giuseppe Conte e Matteo Salvini nell’aereo di Stato che porterà entrambi a Tunisi, dove è già arrivato Luigi Di Maio. Il confronto sull’affaire Siri avverrà, dunque, in terra straniera. La missione in Nordafrica del premier e dei due vice potrebbe segnare l’inevitabile chiarimento. Un fatto è certo: sulla questione del sottosegretario permane lo stallo.
Anche se numerosi commentatori coltivano l’idea che il caso Siri sia soltanto un “espediente narrativo” che consenta la messa in scena del gioco delle parti tra leghisti e grillini durante la campagna elettorale per le Europee. Intanto, ieri Conte e Siri hanno avuto il tanto atteso incontro. Anche se l’esito è stato nullo. Il premier potrebbe rivedere Siri prima che questi sia ascoltato dai Pm, tenendo fede alla sua volontà di dividere l’opportunità politica dalla questione giudiziaria. Fonti vicine al M5s sostengono che la decisione sulle dimissioni dell’esponente leghista potrebbe arrivare in giornata. I pentastellati insistono sulla necessità delle dimissioni. Anche nella Lega si sta valutando una “Exit strategy” che non inquini la corsa elettorale.
Per il capogruppo grillino al Senato Stefano Patuanelli, Siri deve “mettersi da parte per un periodo, chiarire la sua posizione. Siamo fiduciosi che possa chiarire. È questa la strada giusta”. Patuanelli, intervenendo ai microfoni di Radio anch’io, su Radio Uno, ha detto che ritiene che, “a prescindere dalla questione penale e giuridica che è tutta da leggere, vedere e dimostrare e che non spetta alla politica ma al potere giudiziario, io credo che un dato sia certo: il sottosegretario Siri ha fatto presentare quegli emendamenti. Che siano stati approvati o no conta poco”. Il ministro dell’Economia Giovanni Tria, intervistato dal Fatto Quotidiano sostiene di avere “una regola di principio”, ovvero che “un avviso di garanzia non basta per provocare le dimissioni”, pur specificando sul caso specifico “non saprei dire”.
Aggiornato il 30 aprile 2019 alle ore 12:14