Se c’è un dato significativo nel voto della Spagna è quello di un’Europa definitivamente decadente. Di una decadenza che a maggio si materializzerà con le elezioni. Si affermeranno divisioni, antagonismi, separatismi.
Del resto, il risultato di ieri in Spagna è servito per un verso a renderla più difficilmente governabile, per l’altro ad allontanarla dall’Europa cosiddetta unita. Insomma, nessuno ci toglierà mai dalla testa che tutto ciò che è accaduto e che accade politicamente, nelle singole nazioni della Ue, sia solo la conseguenza del difetto di nascita e di costruzione dell’Europa e dell’euro. Non è un caso, infatti, che in 17 anni i patti, i trattati, l’austerità, abbiano ingenerato sia una crisi economica devastante sia la nascita dei contrasti, dei separatismi, degli antagonismi, tra e dentro i Paesi membri.
Del resto, non c’è nazione europea dove, anno dopo anno, non siano nati e cresciuti partiti antieuropei, euroscettici, sovranisti, populisti, comunque contrari alle politiche economiche soffocanti e impositive della Ue. Che non ci sia la prova del contrario è vero, ma esiste la ragionevole certezza che se la Ue fosse nata anziché dalla moneta e dall’asse franco-tedesco da una costituzione politica confederale, votata e condivisa, le cose sarebbero andate diversamente. Ecco perché parliamo di un’Europa oramai decadente e moritura. Oggi tranne l’euro, non c’è nulla che unisca i Paesi, oltretutto l’euro stesso è fonte di contrasti e divisioni. Una gabbia dalla quale in molti vorrebbero fuggire.
Per farla breve, l’impianto si è dimostrato più fallimento che successo, anche nei Paesi forti come Francia e Germania, che sono stati i veri beneficiari della moneta unica, si sono affermati movimenti antagonisti, compresi i gilet gialli oppure l’Afd. In Italia, se non ci fosse stata la camicia di forza dell’Ue, dell’austerità, del governo Monti tanto per dire, i grillini sarebbero rimasti un circolo ricreativo da dopolavoro. Eppure, in questi anni sono stati usati fiumi di inchiostro per segnalare quanto non funzionassero i patti, i vincoli, per indicare i trattati scriteriati: Dublino, Lisbona, Basilea. Nulla di nulla dalla Ue. L’avidità della Germania e l’opportunismo della Francia hanno dominato sulla richiesta di nuove regole per tutti. Il risultato si vede: crescono gli antagonismi e l’Europa muore.
Si tratta, ormai, di un processo irreversibile che terminerà con la resa dell’euro e della Ue per come la viviamo. Il voto del 26 maggio sarà solo l’inizio della fine. Tira tira la corda si è spezzata. Ecco perché siamo arrivati al conto alla rovescia, alla chiusura di un ciclo. Con questa Europa il sogno dei fondatori non si è mai visto, non si è vista solidarietà e condivisione, c’è stata solo la cupidigia della Germania e l’opportunismo della Francia.
Dell’Italia poi non ne parliamo. Ci siamo sottomessi dall’inizio, abbiamo dato più che ricevuto, subito più che ottenuto, obbedito più che indicato. Più che da Paese grande e fondatore ci siamo fatti trattare come un asilo elementare. Ciononostante dobbiamo essere ottimisti, non solo perché non è detto che il male venga per nuocere, ma perché la storia insegna che solo con le ricostruzioni si realizzano traguardi, successi e ambizioni, altrimenti impossibili e negati.
Aggiornato il 29 aprile 2019 alle ore 14:01