Parole, parole, parole…

Le parole della politica hanno ormai l’abitudine di presentarsi torreggianti e alte ma, come accade per ogni cosa, è inevitabile che arrivino al confronto col reale; insomma, come soggette alla forza di gravità, devono scendere dai versanti del “monte”. Le parole inutili e dannose precipitano dal versante dell’enfasi e si schiantano al suolo, invece quelle che percorrono il versante dei fatti, sono parole di risurrezione.
Il termine risurrezione, essendo tra l’altro appena trascorsa la Santa Pasqua, fa pensare a Gesù ma, giacché non si è in pochi a supporre che ve ne sia un grande bisogno, si può anche pensare a una sorta di risurrezione del nostro popolo e in tal senso, non può essere dimenticato che la politica sia uno dei maggiori ingredienti della risurrezione popolare.


Secondo voi, le torreggianti parole della politica di oggi, precipitano dal versante dell’enfasi, oppure percorrono il versante della concretizzazione dei fatti?
Rimarcando ciò che si affermava in apertura, è ormai abitudine deleteria che le parole della politica s’imbellettino per presentarsi col fragore scenografico di una specie di fuoco d’artificio volto a generare plauso e condivisione nel plagio. Del resto, sono parole che si rivolgono a un popolo che è spesso troppo pigro per dedicarsi ad approfondire le questioni oltre l’apparenza; però, indipendentemente da ciò, restano parole dannose che precipitano dal versate dell’enfasi.
Certo, il monte non ha un solo versante, ma noi che periodo stiamo vivendo? Siamo sprovvedute vittime di sciocche parole che si schiantano al suolo dopo essere precipitate dall’enfasi, oppure stiamo vivendo una fase di risurrezione popolare?


Chiudo per qualche momento gli occhi e facendo scorrere nel pensiero l’indefinibile coppia Salvini, Di Maio, vedo della “muscolosa enfasi”, dei toni da “coccola fai da te” … e tanta inesperienza politica da “anni verdi”.
Volete i toni palestrati, volete i saputelli, i contaballe, quelli che s’incensano e si coccolano da sé? Beh, li avete.
La polemica, l’arroganza, la vanità e la vanagloria non possono condurre al giusto e non può condurre al giusto neppure la “glorificazione fai da te”. È davvero infondato pensare che le caratteristiche e i comportamenti sopra descritti, possano appartenere ai due citati membri del nostro attuale governo? Già fatto riferimento alle loro parole che precipitano rovinosamente dall’enfasi, occorre anche rimarcare che i due menzionati tipi non vanno d’accordo su nulla. La loro incompatibilità, già paragonabile alle bollicine dell’emulsione, come avviene quando si agitano insieme l’acqua e l’olio, rischia di diventare uno scoppio, come avviene quando si percuote la nitroglicerina.
Cos’altro potrebbe tenere assieme tanta e tale incompatibilità, se non la solita avidità di politici che, senza merito, pretendono di rimanere saldati alle prebende della poltrona?

Il Paese percorre il rischio dello schianto e ciò avviene davanti agli occhi di certo popolo illuso, fissato e credulone.

 

Aggiornato il 26 aprile 2019 alle ore 16:59