
Fosse capitato negli anni ’70 sarebbe andata la Digos ad arrestarli. Adesso invece godono di tutela speciale, i “riders”, quelli che portano cibo a domicilio in bicicletta. Gli stessi che oggi - dalle colonne del “Corriere della sera” - abbiamo appreso minacciare i clienti vip che non danno loro le mance sulla app di venire tutti “sputtanati” nella privacy, compresi indirizzi delle abitazioni private e telefoni. “Diremo dove abitate”. Come è noto ‘sti riders sono i grandi protetti del Movimento cinque stelle, tanto che Di Maio ha ricevuto prima loro di chiunque altro al ministero del lavoro. È il segno dei tempi che cambiano inesorabilmente verso il plebeismo violento. Odio sociale, disprezzo per cultura e ricchezza, un’Italia a misura di Venezuela. Ora è difficile capire se questo che stiamo vivendo sarà solo un incubo più o meno lungo che si concluderà con il risveglio “tutti sudati”. O se saremo costretti a cambiare il nostro stile di vita e tornare alla legge della giungla. Di certo in Italia le norme si rispettano un po’ come i semafori quando c’è il rosso veloce per gli attraversamenti pedonali. “Dipende”.
Dipende se effettivamente qualcuno sta attraversando. Dipende se c’è la telecamera sul semaforo e se questa è visibilmente accesa. Dipende se dallo specchietto vedo appropinquarsi auto di forze dell’ordine. Ma se tutte queste incognite risultano non insidiare il nostro eventuale passaggio con il rosso… allora si passa. Ecco i riders sono la summa teologica di questa scuola di pensiero. Non per nulla sono i grandi elettori di Di Maio.
Aggiornato il 26 aprile 2019 alle ore 14:41