Chiunque voglia dare ascolto al vecchio adagio che spingeva, negli anni ’90, ad andare in India per ritrovare se stessi, può risparmiarsi i soldi e spenderli un paio di settimane a Roma. Inizia la bella stagione e, con essa, gli effluvi saliranno dalle immondizie lasciate per giorni di fianco ai cassonetti. I sacchi dell’immondizia, con il loro inconfondibile odore e i loro colori variopinti, saranno dimora di centinaia, ma che dico, migliaia di roditori dalla coda glabra, altresì detti “ratti di chiavica”, scoiattoli autoctoni, che nulla hanno da invidiare alle strade della tanto osannata e romantica Calcutta, città scelta per il meraviglioso libro di Dominique Lapierre “La città della gioia” del 1985. Come nel romanzo, anche nella Capitale d’Italia romantiche baraccopoli sorgono incontrastate, dall’ansa del verde Tevere, nostrano Gange, fino ai meravigliosi club sportivi dei Parioli, oltre ai quali, percorrendo poche centinaia di metri lungo la Tangenziale Est, sarà possibile ammirare verso il Foro Italico le tanto agognate baracche con stenditoi e fuochi annessi, segno di una brulicante vita suburbana dimenticata da ogni dama della carità. Politicamente questo si condenserà in un cambio di rotta?
Le ipotesi di un governo leghista per la Capitale si fanno sempre più incalzanti. Ipotesi o prospettiva? Dal 22 giugno 2016, data della sua elezione, Virginia Raggi ha saputo tenere alto il suo “appeal” mediatico nei confronti dei romani, ben felici di vedersi governati da una giovane donna, avvocatessa, peraltro appartenente al sostenutissimo Movimento 5 Stelle. Che il primo cittadino romano non potesse fare miracoli è una cantilena che ci siamo sentiti dire per molto tempo; ma che nasconde un fondo di verità. Non esiste una città così difficile da governare, e controversa, come Roma: città che “vanta” rapporti obbligati con il governo centrale, con la Regione, con lo Stato della Città del Vaticano, con tutti gli interessi, leciti e non, che ruotano attorno non soltanto alla città stessa ma anche alle dinamiche politico-economiche-clientelari ingolosite da tanto potere racchiuso all’interno del muraglione. Tuttavia, una città tenuta in piedi da giunte quali quelle di Rutelli e Veltroni, ha subito una serie di difficoltà iniziate con il governo Alemanno, per poi scivolare in una china che ha condotto al commissariamento Tronca. La Raggi ha “vinto facile”, aiutata dalla sua presenza e dal favore che, in quel momento, ha goduto il Movimento. Non si può negare che la Sindaca non si sia impegnata nel sostenere il titolo e l’incarico derivatogli dall’essere il sindaco metropolitano di Roma Capitale. Nonostante alcune vittorie, tutti hanno notato che il governo capitolino, così com’è stato esercitato, sarebbe stato più adatto ad una città meno impegnativa. Il consenso mediatico di Virginia Raggi ha cominciato a scricchiolare soltanto di recente, anche a causa dell’avanzata della Lega a livello nazionale, con la conseguente messa in ombra del Movimento 5 Stelle, la cui luce irradiava tutti i soggetti politici messi strategicamente in campo. Un leader come Salvini, che avanza “in solitudo”, sembra più forte di un movimento politico che, secondo alcuni, comincia a risentire della sua mancanza di esperienza in senso politico-istituzionale. Nei giorni passati abbiamo sentito alcune battute del Ministro e leader leghista inerenti la situazione di Roma e le difficoltà che la città continua ad avere, prima tra tutte la "monnezza" perennemente spiaggiata sui marciapiedi di non poche vie della Capitale. Pare che "la sindaca" e Di Maio non abbiano gradito. Il trono della sindaca Raggi scricchiola?
Alla domanda mi ha risposto uno dei giovani rampanti della Lega a Roma, il Consigliere Daniele Catalano, Capogruppo al XI municipio:
Catalano: “Il Ministro Salvini così come tutte le persone che vivono la Capitale vedono e osservano la città, ed è innegabile che i rifiuti ed in generale la pulizia della città non sia eccelsa. Credo che il 5 stelle debba aprirsi alle critiche e farne tesoro. Da parte della Lega, a livello amministrativo, non c'è mai stata alcuna alleanza, tant'è che pochi giorni fa io stesso ho sfiduciato, insieme alla maggioranza del consiglio del Municipio XI, il presidente grillino che amministrava questo territorio. Pertanto, che la Lega abbia l'ambizione un domani di amministrare Roma non credo sia un mistero. Le considerazioni del ministro Salvini sono oggettive, al di là di chi un domani governerà la Capitale”.
Recentemente gli italiani sembrano guardare con simpatia alla Lega e non al M5S, segno che, forse, un'antica alleanza tra elettori e Movimento si sta indebolendo. I romani non sono immuni a questa novità. Lei crede che, effettivamente, i cittadini della Capitale strizzino l'occhio alla Lega?
Catalano: “La Lega, da quando c'è Salvini segretario federale, ha costruito un largo consenso in tutta Italia, ed era inevitabile lo sbarco anche a Roma. Non c'è però da meravigliarsi perché la serietà e la determinazione dei provvedimenti presi dal governo, soprattutto in quota Lega, quali immigrazione, quota 100, legittima difesa, sono i pilastri su cui la Lega ha costruito il proprio consenso e che in un solo anno ha concretizzato. Per di più la Lega da sempre riesce ad amministrare bene gli enti locali e pertanto crediamo che i cittadini nel 2021 daranno fiducia al progetto politico per uscire dalla palude dalla quale Roma è finita”.
Durante il suo lavoro a stretto contatto con i territori romani, in particolare nel Municipio XI, ha potuto toccare con mano la realtà della base. Quali sono gli imput che lei e i suoi colleghi ricevete più spesso?
Catalano: “Gli input sono davvero tanti, dalle scuole, ai servizi anagrafici, alle aree verdi, ma il tutto è riconducibile al fatto che Roma dopo anni e anni di parole ancora non ha conosciuto un reale decentramento e di conseguenza la maggior parte delle prerogative restano al Campidoglio ed ai dipartimenti, lasciando i Municipi nell'impossibilità di avere risposte concrete ed efficaci in tempi rapidi. La Lega avendo la vocazione autonomista da sempre, sarà protagonista per questa epocale riforma del decentramento, certo il fatto che non ci sia ancora stato questo passaggio non giustifica l'incompetenza delle amministrazioni locali grilline. Per esempio se nell'ultimo anno il Municipio XI ha speso solo 6 milioni di euro rispetto ai 12 disponibili a bilancio la colpa è dell'amministrazione Torelli non certo della decentramento amministrativo”.
Lei vede come possibile l'imminente candidatura di un sindaco leghista a Roma? Ritiene che la città sia pronta?
“Ovviamente bisognerà creare un'alleanza con il centro-destra, ma ritengo che Roma e i romani siano più che pronti ad eleggere un sindaco leghista. Alla Capitale serve un sindaco capace di dare autonomia ai territori e che sappia coinvolgere i cittadini nel cambiamento che ci dovrà per forza essere, riportando investitori internazionali e scommettendo sulle nuove generazioni per far tornare la Capitale italiana nell'empireo delle Capitali mondiali”.
Al di là di queste aspettative il cammino della Lega a Roma e nel Centro-Sud Italia è ancora lungo. Inoltre, Roma ha già subito il “fascino” di un governo di destra, ed uno di centro-destra non pare, al momento, entusiasmare la cittadinanza. Staremo a vedere se i problemi maggiori, ma non unici, che attanagliano la Capitale - smaltimento dei rifiuti, verde urbano con platani che cadono a ogni soffio di vento, necessità di una derattizzazione e pulizia delle fogne estese, grovieramento delle strade, piccola e media criminalità in aumento, come anche l’aumento della popolazione, per lo più straniera, e un debito adeguamento dei servizi alla cittadinanza - saranno i piombi che faranno pendere la bilancia verso la candidatura, alle prossime elezioni capitoline, di una coalizione di centro-destra a punta leghista (o Meloni in testa, una leader ancora trainante). Sarà quello, per i romani, il momento delle decisioni irrevocabili.
Aggiornato il 16 aprile 2019 alle ore 16:09