
Per il caso SeaWatch mezzo governo gialloverde risulta indagato per sequestro di persona. Oltre al ministro dell’Interno Matteo Salvini figurano nell’inchiesta anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l’altro vicepremier Luigi Di Maio e il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli.
L’inchiesta sui presunti ritardi nello sbarco della SeaWatch è stata avviata dalla Procura di Catania. Ma il procuratore Carmelo Zuccaro ha presentato richiesta di archiviazione al Tribunale dei ministri di Catania, che dovrà decidere sulla loro posizione entro i prossimi 90 giorni. I vertici dell’esecutivo sono indagati per sequestro di persona nell’inchiesta sulla nave SeaWatch ferma davanti alle acque di Siracusa a fine gennaio, con 47 persone a bordo, tra cui 15 minori.
Il mese scorso la Procura di Catania aveva chiesto l’archiviazione per Salvini e per il premier, così per Di Maio e Toninelli. Adesso sarà il Tribunale dei ministri a decidere. Già per Salvini il capo dell’ufficio inquirente catanese Zuccaro aveva chiesto l’archiviazione per il caso Diciotti. Una valutazione che non era stata condivisa dal Tribunale dei ministri, che aveva deciso di chiedere l’autorizzazione a procedere per il ministro dell’Interno. Una richiesta bocciata dalla giunta per le Immunità del Senato che a marzo, con il voto decisivo del M5s, ha negato il processo per il leader della Lega. Decisione condivisa poi dall’aula.
Salvini, parlando stamattina alla sede della Prefettura di Monza, ha detto di cogliere “l’occasione per annunciare che sono stato nuovamente iscritto a giudizio per un altro reato, sequestro di persona commesso fra il 24 e il 30 giugno a Siracusa. Il procuratore di Siracusa ha spiegato di aver trasmesso gli atti al Tribunale dei ministri con richiesta di archiviazione ma quello che voglio che sia chiaro è che i porti sono e rimangono chiusi”.
Di Maio ha letto “dell’indagine a carico di Salvini: ho ricevuto la stessa notifica, sono indagato anche io ma non mi sento Napoleone”. Ma il leader leghista ha replicato a stretto giro: “Rispetto il lavoro del collega Di Maio che si occupa di lavoro, ma sui temi di controllo dei confini e di criminalità organizzata sono io a decidere. Se i ministri Di Maio e Trenta la pensano in modo diverso lo dicano in Consiglio dei ministri faremo una franca discussione i porti con me rimangono indisponibili, chiusi e sigillati ai mercanti di esseri umani”.
Ma Di Maio, attraverso una nota, ha dichiarato di non essere interessato “alle polemiche, non voglio polemizzare, fa male al Paese. Il mio unico scopo è proteggere l’Italia, le sue aziende e prevenire un’altra emergenza migratoria”.
Aggiornato il 15 aprile 2019 alle ore 18:55