La via dell’ignoranza

Che la via della Seta si sarebbe trasformata nella via dell’ignoranza, politica, economica, strategica, s’era capito eccome. Tanto è vero che con quella scelta, in una botta sola, abbiamo infastidito sia l’asse franco-tedesco, sia, soprattutto, Donald Trump.

Del resto l’isolamento nel quadro libico lo testimonia bene, perché non solo a Emmanuel Macron non dispiacerebbe affatto di completare l’opera di Nicolas Sarkozy, per soffiarci scambi e posizioni, ma senza Trump contiamo poco o niente. Va da sé, infatti, per dirla in modo grossolano ma efficace, che un urlaccio di Trump all’orecchio di Haftar sarebbe valso eccome. Insomma, vedremo, ma anche con la Cina i grillini hanno combinato un guaio che porterà pochi risultati e grandi danni; un accordo nato male e contrattato peggio.

Per non parlare poi dell’ignoranza e dell’incapacità, nel quadro interno, un caos totale, che ogni giorno, anziché il bene porta solo il male. Qui non si tratta esclusivamente della posizione ridicola dei grillini sulla flat tax, una regola fiscale che non hanno studiato né capito, si tratta di tutto un comportamento da qualunquismo becero. Sulla tassa piatta, infatti, Luigi Di Maio con le uscite a pera, del tipo, “va bene, a condizione che non favorisca i ricchi”, sta messo peggio che sui congiuntivi.

La flat tax, per sua natura, non nasce per colpire questo o quello, ma per stimolare la produzione di ricchezza, dunque di sviluppo e di lavoro, punto. Nasce con una aliquota unica e bassa per liberare risorse nelle tasche del Paese, rendendole disponibili agli investimenti ed alle spese, nulla più e nulla di meno. Insomma per farla breve, è una logica elementare, colpire con una tassazione alta la produzione di ricchezza, equivale sempre a produrne meno, si tratta di un algoritmo noto, che oltretutto aiuta l’evasione. Ecco perché le dichiarazioni di Di Maio non c’entrano un tubo con il principio della flat tax, anzi il contrario, meno ricchezza si produce e peggio staranno i più sfortunati, dopodiché è chiaro che il sistema fiscale non può esaurirsi così, ma va articolato e riformato tutto.

Da noi poi non ne parliamo, bisognerebbe cancellare ogni virgola del fisco, aggressivo, persecutorio, illiberale, replicante, strozzino con le multe e le sanzioni, insaziabile fra tributi centrali e locali, basato sulla guerra piuttosto che la pace. Per questo la flat tax sarebbe benedetta, un’occasione d’oro per cambiare una fiscalità nata comunista, per compensare gli sperperi statali, per pagare il costo dell’inutile, per tappare i buchi del clientelismo, dei furbetti, piuttosto che per lo sviluppo.

Perciò Di Maio mette paletti, buon sangue non mente, del resto i grillini pur di salvare la sindaca Virginia Raggi e l’incapacità palese, vorrebbero far pagare agli italiani tutto il debito e tutte le spese. Al Paese serve altro, serve conoscenza, altro che veterocomunismo ammuffito dei grillini, serve il coraggio di smontare il leviatano, l’uso ipocrita del deficit spending, delle tasse per un apparato pubblico inutile e dannoso, serve dire basta allo statalismo, per rilanciare la libera intrapresa. Coi comunisti l’economia non cresce, crescono solo le tasse e gli statali, ecco perché si corre verso il fallimento, l’impoverimento collettivo; i comunisti sono il contrario dello sviluppo, della crescita e del lavoro, in fondo sarà mica un caso che il muro sia crollato dalla parte loro.

Aggiornato il 09 aprile 2019 alle ore 11:34