Sotto il vestito niente

Come il titolo del libro di Marco Parma, “Sotto il vestito niente”, i pentaleghisti di Governo da quasi un anno sono stati solo un flop.

Sia chiaro, per noi la colpa maggiore è dei grillini, ma la leggerezza di averci formato un Esecutivo insieme è imperdonabile per i leghisti e per Matteo Salvini. Del resto Roma, la Capitale, è la testimonianza plastica delle virtù fasulle dei Cinque Stelle, quelle stesse virtù strombazzate agli elettori per illuderli, condizionarli e carpirne fiducia e favori. Eppure nella Città Eterna, conquistata a furor di popolo al grido di onestà, efficienza, cambiamento e buon governo, di tutto questo non solo non si è visto niente, ma in tre anni si è toccato il fondo dello sfascio. Roma è scesa così in basso che non sembra vero, eppure basta girarla per accorgersi del contrario; quella che per i grillini doveva essere una vetrina, dal centro ai parchi passando per le periferie, cade in rovina. Ma la cosa peggiore è che sul piano nazionale è tale e quale, seppure alleati coi leghisti, fanno poco, e soprattutto male. Ricette vecchie, sbagliate e veterocomuniste, insomma gli stessi errori che hanno impoverito mezzo mondo.

Il comunismo oltre che sulla negazione di ogni libertà, è caduto sull’economia, sulle privazioni delle iniziative e delle ambizioni di crescita e di benessere della gente; dello sviluppo sano di un Paese ai comunisti non è mai fregato niente. Ecco perché l’alleanza tra il popolo del fare dei leghisti e quello grillino del “me ne frego”, “paga Pantalone”, è stata una scelleratezza enorme, utile solo a farci peggiorare i mali già grandi del passato.

Come se non bastasse, i pentaleghisti hanno trasformato Governo e Parlamento in un teatro del surreale, con litigi, ultimatum, dispetti, gossip, cartelli da stadio, insulti incrociati, roba sconosciuta prima d’ora, e dire che in Italia ne abbiamo viste e di tutti i colori. Insomma siamo nel caos, un gran casino, un matrimonio che al contrario dei Promessi Sposi non si sarebbe dovuto fare mai, non esistevano le condizioni di partenza, lega e grillini erano avversari su tutto, è questo l’assurdo.

Tanto è vero che “i contraenti” per digerire reciprocamente reddito e quota 100 li hanno talmente incasinati da far restare sul piatto solo il peggio, un costo enorme, un danno sociale, un garbuglio burocratico demenziale. Non funzioneranno, favoriranno imbrogli e scappatoie, non daranno lavoro, di cui oltretutto non esiste ombra, non scasseranno la “Fornero”, ma solo i conti della previdenza, questo è il risultato della santa alleanza.

Che poi a dirla di santo non c’è niente, anzi, sui conti del Paese calerà una maledizione, lo vedremo. Ecco perché torniamo al punto di partenza, solo chiacchiere, brasate, sciocchezze, avanspettacolo d’accatto, mentre il Paese è fermo, non cresce ed è l’ultimo in Europa. Qualcuno dirà, ma sull’immigrazione tutto è cambiato, vedremo, certo gli sbarchi sono diminuiti, ma le espulsioni languono e la sicurezza nel Paese è esplosiva, nelle città e nelle periferie la delinquenza imperversa e lo sappiamo. Ma pure fosse, dopo l’immigrazione i problemi veri restano, lavoro, economia, sviluppo, sud, infrastrutture, crescita d’impresa e cappio fiscale, su questi temi non c’è niente, sotto il vestito sempre niente. L’unico ristoro è che siamo alla fine, salteranno, ciò che rimarrà dei grillini andrà con Nicola Zingaretti, e a Salvini consigliamo di tornare presto al centrodestra, che tutto insieme, per vincere e governare, gli servirà eccome.

Aggiornato il 04 aprile 2019 alle ore 11:33