Musumeci: “Il brand Sicilia non teme concorrenti”

“Sono davvero stanco di assistere a programmi televisivi concepiti soltanto per fare audience e sputare veleno sulla nostra isola, che di problemi ne ha tanti. Un giornalismo serio si preoccupa di mettere in luce aspetti positivi e negativi: demonizzare un popolo, una cultura plurimillenaria è davvero una offesa al criterio obiettivo di un buon giornalismo. E per questo l’evento dell’Ansa è una occasione in positivo”. Così il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, intervenendo all’evento “Raccontare l’eccellenza, l’informazione Ansa per diffondere il meglio della Sicilia in Italia e nel mondo”, in corso a Villa Zito, a Palermo. Presenti all’evento l’amministratore delegato Ansa Stefano De Alessandri, il direttore dell’Ansa Luigi Contu. Per il presidente Musumeci, “le eccellenze, e non sono rare, diventano la punta di diamante in questa terra e noi classe politica non c’entriamo nulla, anzi il pubblico spesso serve a rallentare, frenare e scoraggiare. Le eccellenze sono tutte merito del privato che ha saputo razionalizzare fantasia, creatività, tenacia, perseveranza e un esasperato individualismo”.

Secondo il presidente siciliano, “se la sfida si chiama qualità, noi questa sfida la dobbiamo giocare fino all’ultimo, con un vantaggio sulle altre regioni: il brand Sicilia non teme concorrenti. Il problema è saperci organizzare. Ho spiegato ad alcuni produttori della Sicilia Orientale di non registrare denominazioni che all’esterno non passano come la mostarda di Militello, il pistacchio di Bronte o il pane di Lentini. Piuttosto si punti sul brand, come per i vini siciliani. Serve buona volontà, serve che produttori e operatori si mettano insieme per fare sistema e che i governi siano umili accostandosi ai suggerimenti degli imprenditori. Se la classe politica mette a disposizione risorse e logistica nello spazio di quattro, cinque anni possiamo davvero vincere la partita”.

Il presidente della Regione Siciliana ha anche detto che “abbiamo messo in campo come governo tre miliardi di euro. Lo scopo è spendere quanto più denaro pubblico, puntando su obiettivi concreti per la crescita della Sicilia. La mia regola è lavorare e tacere. Bisogna comunicare le cose fatte. I siciliani sono stanchi di promesse. Meglio lavorare sotto traccia con sobrietà. È difficile pensare che la Sicilia, che spende 57 milioni all’anno per 45mila precari, retaggio di una Regione che in passato ha funzionato come ammortizzatore sociale, possa uscire presto dal tunnel. Ma se permettiamo alle imprese di lavorare, contribuiamo alla crescita dei consumi. Stiamo spingendo per favorire i giovani, basti pensare che la Sicilia è al quarto posto in Italia per numero di start-up. Abbiamo superato il Piemonte. Abbiamo pubblicato un bando di 35 milioni di euro per l’internazionalizzazione. Sono trecento le imprese che hanno beneficiato dei contributi: è un primo segnale. Torneremo su questo bando, lo perfezioneremo”.

Aggiornato il 02 aprile 2019 alle ore 15:52