
La notizia: Roberto Formigoni non ha diritto, almeno per il momento, a scontare ai domiciliari la condanna definitiva a cinque anni e dieci mesi per corruzione che gli è stata inflitta per il caso Maugeri. I giudici della Corte d’Appello di Milano hanno rigettato l’istanza di sospensione dell’ordine di carcerazione. Per i magistrati “l’ordine di carcerazione è stato legittimamente eseguito”. Non li ha convinti l’argomento della difesa che non si può applicare retroattivamente la legge “spazza-corrotti” a chi ha commesso reati prima dell’entrata in vigore della legge. La norma ha equiparato i reati contro la Pubblica Amministrazione, come la corruzione, ai reati tipici della criminalità organizzata, precludendo così l’accesso ai benefici penitenziari”.
Ora, alcune osservazioni: si chiedeva la “sospensione”. Si è risposto che la carcerazione è legittima. Ma non si mette in discussione la “legittimità”. Si chiede di fermare le lancette dell’orologio. Ad ogni modo, la Corte stabilisce che è legittima una condanna retroattiva. È una cosa che grida vendetta. Grida vendetta che si siano levate così poche voci, dinanzi a uno stravolgimento clamoroso e pericoloso delle regole basi di uno stato di diritto. La Corte equipara i reati contro la Pubblica amministrazione a quelli che sono commessi dalla criminalità organizzata. È qualcosa che solo il timore di querela per diffamazione, e il non voler scadere in ripugnanti volgarità, impedisce di commentare.
Ho orrore di uno Stato e di una corte di giustizia che trova legittimo e legale tutto ciò. E ho orrore di come tutto ciò sia accettato, subito, perfino considerato “normale”. Ho orrore di uno Stato e di una Giustizia silenti quando si è potenti, prepotenti quando non lo si è più.
Questo riguarda anche tanti miei colleghi giornalisti, autori di articoli e servizi a dir poco crudeli, ora che Formigoni è in ginocchio; mi chiedo dov’erano, cosa facevano, in cosa erano impegnati, quando il “Celeste” era sugli altari... Vecchia regola, si dirà, l’esser forti coi deboli, debole con i forti. Vecchia regola, ma non per questo, meno ripugnante. Chiederò a Rita Bernardini, agli amici del Partito Radicale di inserirmi in una loro delegazione, per andare a incontrare Formigoni in cella. Ora, sì: è il momento di andargli a stringere la mano.
Aggiornato il 01 aprile 2019 alle ore 14:03