
Siamo fermi, immobili, come una macchina rimasta senza benzina, per via della sventatezza degli autisti. Che, anziché pensare al rifornimento, hanno girato a vanvera per fare festa e per divertimento. Del resto ricorderete i brindisi, i balconi, il simbolo di vittoria con le dita, la sconfitta della povertà, l’anno bellissimo e tutte le idiozie che ci hanno detto. Le stesse che dicono ancora. Il peggio non muore mai. Infatti, sentiamo dire che i dati negativi saranno clamorosamente smentiti, che tutto va bene, e che non ci saranno correzioni e nemmeno aggiustamenti. In buona sostanza, la solita storia. Ci prendono per cretini, che credono alla Befana e a Babbo Natale. Sia chiaro, qualche ragione non ci sta male. Altrimenti non si spiegherebbe il crescente consenso della Lega. Ma tutto ha un limite. Mica sono tutti leghisti, gli italiani. Ma poi, come si fa a smentire l’evidenza. Siamo al ridicolo. Tanto è vero che si cerca il modo di incipriare i dati, di camuffare i conti, le percentuali. Si fa di tutto per tirare avanti. Per prendere tempo e scavalcare maggio, tra incoscienza e mancanza di coraggio. Oltretutto, nella maggioranza, cuor di leoni, nessuno vuole assumersi la colpa di quello che accadrà quando i conti si dovranno correggere per forza. Parliamo di una barca di miliardi, mica robetta.
Per questo dalle parti di Giovanni Tria stanno impazzendo per aggiustare, cucire e ritagliare. Per coprire la demenzialità di una manovra che serve a sprofondare e basta. Eppure, quanto inchiostro per segnalare, ammonire e suggerire. Quante iniziative da cartellino giallo contro le scelte scellerate. Non è servito a niente. Che strano Paese che siamo. Perché non solo la maggioranza se n’è infischiata e ha tirato dritto, ma la Lega, addirittura, ne ha tratto un vantaggio elettorale. In pratica, abbiamo capito che ai leghisti piace soffrire. Perché tra qualche mese, quando arriverà la mazzata fiscale per sistemare lo sfascio dei conti, i leghisti del 30 e passa per cento dovranno tacere ed essere contenti. Chi non starà zitto però, è il popolo, chiamato a saldare le scelleratezze di una maggioranza di incapaci, ignoranti e arroganti. Che prima sbagliano, e poi per paura fanno i finti tonti. Vergogna. Altro che i sorrisetti di “Giggino”, le spavalderie del “capitano”, le “cose bellissime” di Conte, le rassicurazioni di Tria. Ci hanno ficcati in un guaio enorme, un burrone senza fine, un vicolo cieco, alla faccia della povertà sconfitta. Conventicola di incapaci. Mala tempora currunt. Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Però sia chiaro, al prossimo voto, non faccia ancora il fesso.
Aggiornato il 28 marzo 2019 alle ore 11:49