
Dura condanna per l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, imputato per finanziamento illecito e corruzione in uno dei filoni della maxi-indagine sul “Mondo di Mezzo”. I giudici della seconda sezione penale hanno inflitto all’ex sindaco sei anni di carcere andando oltre a quanto sollecitato dalla Procura che si era fermata a cinque anni.
Alla lettura del dispositivo Alemanno, che era presente in aula, è rimasto impassibile ma a caldo ha commentato affermando di essere “innocente”. “Siamo in presenza di una sentenza sbagliata - ha detto l’ex sindaco lasciando piazzale Clodio - Ricorreremo sicuramente in appello dopo aver letto le motivazioni. Io sono innocente l’ho detto sempre e lo ribadirò davanti ai giudici di secondo grado”.
Pesante anche il quadro delle pene accessorie. I giudici hanno disposto per l’ex primo cittadino della Capitale una interdizione in perpetuo dai pubblici uffici, il divieto di due anni a contrattare rapporti con la Pubblica amministrazione e una confisca di oltre 298mila euro, somma ritenuta il frutto della corruzione. I giudici, inoltre, hanno fissato una provvisionale di 50mila euro in favore di Roma Capitale e altrettanti per Ama, la municipalizzata dei rifiuti. Il tribunale ha quindi recepito l’impianto accusatorio della Procura, rappresentata in giudizio dal sostituto Luca Tescaroli.
La vicenda giudiziaria di Alemanno inizia nel dicembre del 2014 con una perquisizione domiciliare e l’iscrizione nel registro degli indagati nell’ambito della operazione Mondo di Mezzo. Nei sui confronti l’accusa iniziale è di concorso esterno nell’associazione di stampo mafioso e corruzione. Per l’accusa di concorso esterno i pm chiedono e ottengono l’archiviazione nel febbraio del 2017. La posizione dell’ex sindaco viene, però, stralciata e per lui resta in piedi la corruzione a cui si aggiunge il finanziamento illecito.
Secondo l’accusa, tra il 2012 e il 2014, Alemanno avrebbe ricevuto oltre 223 mila euro mila euro per compiere atti contrari ai doveri del suo ufficio. I soldi, in base all’impianto accusatorio, sarebbero giunti da Salvatore Buzzi in accordo con Massimo Carminati e sarebbero stati versati alla fondazione Nuova Italia, presieduta da Alemanno. Nella requisitoria il pubblico ministero aveva affermato che l’ex primo cittadino è stato “l’uomo politico di riferimento dell’organizzazione Mafia Capitale all’interno dell’amministrazione comunale, soprattutto, in ragione del suo ruolo apicale di sindaco. Inserito al vertice del meccanismo corruttivo - ha detto Tescaroli nell’udienza dell’8 febbraio scorso - ha esercitato i propri poteri e funzioni illecitamente e curato la raccolta delle correlate indebite utilità, prevalentemente tramite terzi propri fiduciari per schermare la propria persona. Gli uomini di fiducia, indagati e alcuni anche condannati nel maxiprocesso, sono stati proiezione della persona di Alemanno, che ha impiegato per la gestione del proprio potere, e si sono interfacciati con gli esponenti apicali dell’organizzazione, suoi corruttori (Buzzi e Carminati)”.
Aggiornato il 25 febbraio 2019 alle ore 18:36