
C’era una volta un ministro e vicepremier che decise di chiudere i porti per scoraggiare un pericoloso esodo di massa dall’Africa (pericoloso anche e soprattutto per coloro i quali si mettono su un barcone rischiando la vita).
La Magistratura, notoriamente più avvezza a cercare reati sui giornali (nella pagina dedicata alla politica) che a perseguire reati comuni forse reputati cheap, decise di aprire un fascicolo chiedendo che il Vicepremier, del quale si potrà non condividere l’operato ma non certo mettere in dubbio la liceità delle decisioni, fosse processato con imputazioni tanto grottesche quanto abominevoli.
I Padri Costituenti, i quali la sapevano lunga, pensarono di porre un argine alle invasioni di campo capaci di turbare la democrazia introducendo l’istituto dell’autorizzazione a procedere, così che fossero le Camere a valutare gli elementi per mandare un Ministro a processo ovvero bollare l’accusa come velleitaria.
Il vento giustizialista di “Mani Pulite” cambiò sensibilmente le regole del gioco (e anche la percezione popolare) ingenerando nei cittadini la convinzione che tale istituto non fosse posto a garanzia della democrazia ma fosse sinonimo di impunità.
I Pentastar hanno sempre cavalcato questo equivoco forcaiolo prendendo una vagonata di voti dietro una promessa solenne di intransigenza giacobina sulle autorizzazioni a procedere: bisogna votare a favore sempre e comunque.
Adesso, cioè quando è capitato loro di dover incidere in maniera determinante sull’esito della votazione, pilatescamente si sono affidati ai cittadini per decidere se mandare a processo Matteo Salvini oppure risparmiargli un grattacapo di non poco conto.
Ma perché sono diventati garantisti? Cosa è successo ai grillini e alla loro intransigenza incrollabile?
I papaveri stellati (ma anche il popolo grillino che ha votato online) hanno finalmente compreso cosa significhi crescere e governare, quale sia la differenza tra un demagogo di opposizione che gioca a fare lo sceriffo e le mille sfumature (o agguati) che bisogna discernere quando si è in maggioranza e non tutti i poteri dello Stato remano nella stessa direzione.
I grillini hanno compreso che un atteggiamento “radicale” (nell’accezione di estremo) alla Alessandro Di Battista è buono per prendere voti ma non per governare e si sono finalmente misurati con la puerilità di chi dice che è tutta una mafia incollata alla poltrona, tutto un mangia mangia, tutto un sistema da abbattere mentre poi, vista da Palazzo Chigi, era troppo facile giudicare in maniera massimalista gli altri senza mettersi nei loro panni.
I pentastar hanno preso l’antibiotico del realismo, hanno provato quanto sia complicato prendere le redini di un Paese piuttosto che fare gli sboroni con gli altri. E avrebbero avuto anche l’opportunità di crescere assumendosi la responsabilità di dire “no” al processo Salvini ma invece si sono rifugiati dietro la gonnellina di mamma Casaleggio e della Rete. Hanno sprecato una splendida occasione per mostrare maturità e coraggio.
Il popolo grillino ha smesso di avere la bava alla bocca, vuoi per convenienza (altrimenti il Governo sarebbe caduto) e vuoi per senso di responsabilità. Ai grillini – intesi come corrente di pensiero disfattista e “onestista” – questa esperienza di governo ha fatto bene perché ha dimostrato loro che è troppo facile ragliare nelle piazze contro la kasta e che a un certo punto bisogna che la contestazione non si trasformi in faciloneria, che l’adolescenza finisca.
Ci sarà sicuramente uno zoccolo duro di imbecilli che dissentirà dalla scelta operata giocando alla verginella senza macchia o al duro e puro dalla coerenza marmorea: certi elettori sono delle peripatetiche senza pace che viaggiano da un partito all’altro senza mai sentirsi rappresentati da nessuno se non da loro stessi perché per loro c’è sempre un difetto di purezza nel prossimo. Sono le mele marce della democrazia, gli esagitati con tendenze paranoidi, gli scontenti con il sacro fuoco della frustrazione nel sangue. Continueranno a vagare come dei dannati in un girone dantesco invocando il benaltrismo.
Aggiornato il 20 febbraio 2019 alle ore 12:10