Il Cavaliere buca sempre lo schermo

Spettacolare. Il ritorno sulle scene di Silvio Berlusconi, che sta andando in onda praticamente ovunque, mattina, pomeriggio e sera da un paio di settimane come una cura, è spettacolare. Spettacolare e per una volta senza alcun pericolo di sovraesposizione mediatica. Eh sì, perché il Cavaliere fa spettacolo, il Cavaliere è (!) spettacolo, è (!) attore, autore, regista e conduttore del proprio indiscutibile spettacolo. Egli affabula, intrattiene, si fa beffe, come d’altronde ha sempre fatto, di tutti i suoi critici e dei suoi detrattori snocciolando perle di scaltrezza alternate alle sue immancabili barzellette e vantando amicizie con premi Nobel (e chi lo conosce lo sa, alle barzellette proprio non può rinunciare e agli amici influenti nemmeno).

L’altra sera da Nicola Porro a Quarta Repubblica su Rete 4 abbiamo visto un presidente Berlusconi in grande smalto, in perfetta forma fisica e mentale, con l’immancabile doppiopetto e l’altrettanto immancabile promemoria in mano e lo sguardo affilato di chi la sa non lunga, lunghissima. E non gli si dica che è l’età, perché la gestualità del cartoccio arrotolato è un classico della sua comunicazione non verbale che racconta per immagine tutta la sua sapienza nel saper dirigere la musica. Incredibilmente anche il trucco era giusto, forse una miglior marca di fondotinta o forse la sua make-up artist ha finalmente ha azzeccato la nuance.

Un’apertura di puntata scoppiettante, tra la notizia calda calda dell’arresto dei genitori di Matteo Renzi e il risultato del sondaggio del Movimento Cinque Stelle sulla piattaforma Rousseau che ha visto Porro condurre in grande scioltezza l’intervista e, a differenza della signora Barbara D’Urso che aveva avuto ospite il Cav. il giorno prima e lo aveva blandito con lo sguardo stuporoso di chi ascolta le cose per la prima volta, per niente seduto, per niente servile, per niente reverenziale e invece molto rispettoso e in certi punti tagliente, critico e incalzante quanto basta.

La domanda vera che dovremmo porci non è tanto se la presenza di Berlusconi in tv sia sicura garanzia di audience, come da bravo guru della comunicazione sostiene telepromozionando se stesso, ma perché Quarta Repubblica abbia registrato solo il 5 per cento di share contro il 43 per cento del Commissario Montalbano. Questo può solo significare che anche in prima serata l’italiano è abitudinario, preferisce il telefilm nazional popolare al disquisire sulle sorti della nazione.

Eppure la puntata di Quarta Repubblica l’altra sera era costruita bene, per niente lenta, per niente noiosa, in alcuni scambi assolutamente divertente e ricca di ospiti (a parte i soliti nevrastenici esagitati e i retorici faziosi che sono quelli che indubbiamente ti fanno cambiare canale per “lattasi ginocchifera”).

Il Silvio-pensiero stavolta è perfettamente cristallino: l’Europa è tutta da rifare, il nostro Paese è in un grave pericolo, il mondo è in pericolo per via del comunismo di stampo cinese ed è solo il senso di responsabilità che riporta questo grandissimo personaggio in campo e in televisione a dichiarare Urbi et orbi, che “i grillini sono sospinti da una forte invidia sociale nei confronti di chi, dopo una vita di sacrifici ha raggiunto il benessere, odiano gli imprenditori che accusano di essere degli schiavisti e degli sfruttatori, sono dei dilettanti assoluti, non hanno mai studiato, non hanno mai lavorato, non sanno che cos’è l’amministrazione pubblica, questi signori non sanno leggere, non hanno nessuna cultura giuridica”, chiosando senza remore, e ben oltre il battitore libero, che secondo lui i grillini “sono degli scappati di casa”.

Parole pesanti come bombe acca sganciate nell’etere come mai prima, boom! A nulla serve il tentativo del conduttore di placare il fiume in piena facendo notare alle cascate del Niagara che i Cinque Stelle stiano lavorando con un suo alleato, perché le cascate rispondono serafiche che è tutta e solo questione di “equazione del benessere”. Che manca, perché chi ha governato non è stato capace di crearlo. Ora: dategli torto. Non sappiamo in quanti, ma sappiamo, per certo, che molti a casa hanno avuto un turbamento, un fremito, un sussulto estatico da queste chiare affermazioni. Forse l’unica che si è annoiata è stata l’inviata della trasmissione che ha fatto da palo al freddo e al gelo tutta la sera davanti all’uscita della riunione dei parlamentari a Cinque Stelle, i quali, comprensibilmente indispettiti dal risultato della votazione online che ha salvato Salvini, come la garbata senatrice Paola Taverna, hanno preferito non rilasciare dichiarazioni ai telespettatori e allontanarsi un tutta fretta.

Insomma: questa seconda discesa in campo di Berlusconi a briglia sciolta e che spara a zero si sta rivelando interessante e meno scontata di quello che si potesse pensare, perché i temi con cui si sta lanciando, in tv e fuori, alla riconquista dell’elettorato perduto, non sono cambiati poi così tanto dalla sua prima campagna del 1994. E in effetti, purtroppo, ha ragione lui: siamo, ancora alle barzellette.

Aggiornato il 20 febbraio 2019 alle ore 13:28