
Suscitano la sensazione di schifo, di moralmente e psicologicamente danneggiati in modo irreversibile, plagiati all’inizio da un comico (quello del “Vaffa”) ed ora irrimediabilmente incastrati in un meccanismo più grande di loro e delle loro intangibili capacità. Con la mente intrisa da un pervicace giustizialismo che è meglio utilizzare per gli altri e non per se stessi, rappresentano l’odio sociale a Cinque Stelle oltre il quale c’è il nulla.
Uno di questi ripugnanti soggetti si chiama Giuseppe D’Ambrosio, fisioterapista di mestiere, deputato pentastellato alla seconda legislatura, che si è esibito nel gesto delle manette in Aula ed in direzione del gruppo Pd.
Un altro tizio (Mario Michele Giarrusso) è invece un senatore siciliano che si diletta a fare il manettaro ad ogni occasione con l’aggravante che, essendo un avvocato, dovrebbe invece conoscere almeno le basi del diritto, soprattutto dalla parte di chi è indagato o in attesa di giudizio. Invece anche lui si è lasciato andare al disgustoso gesto delle manette e ha sghignazzato parlando di due settantenni agli arresti domiciliari in attesa di giudizio.
Schifo e manette: un’accoppiata che riesce con facilità a mascherare l’incompetenza e la prosopopea delle nullità.
Aggiornato il 20 febbraio 2019 alle ore 13:06