
Verrebbe da dire, evviva Montesquieu e abbasso Rousseau. Insomma, basterebbe rileggere “lo spirito delle leggi” per capire come siamo messi oggi. Qui non si tratta infatti solo della schizofrenia grillina, ma del combinato disposto fra questa ed una sorta di pernicioso “arbitrio” della magistratura. Insomma, sulla “Diciotti” siamo di fronte ad un caso che, Freud per una analisi, Kafka per un romanzo, affronterebbero volentieri.
Ecco perché viene da chiedersi: ma se l’autonomia della magistratura porta alla continua creazione di qualsivoglia ipotesi di reato, esiste ancora la separazione dei poteri? Così come ci si domanda: a che serve il Parlamento se una conventicola di web navigatori, con un clic, lo scavalca, comanda e indirizza?
Insomma, parafrasando il grande Ennio Flaiano, che piaccia o meno, la situazione è sia grave e sia seria. Del resto, un Parlamento libero e sovrano non dovrebbe consentire nessuna possibilità di suggestione, ad internauti agit-prop, così come nessuna possibilità di sconfinamento, ad una magistratura creativa “ad libitum”. Ecco perché Beppe Grillo ci prende in giro quando fa finta di attaccare il procedimento web con il quale i suoi figliocci vogliono preventivamente processare Matteo Salvini. Anzi, a dirla tutta il capocomico genovese ci prende in giro due volte, perché nasce proprio da lui l’esaltazione giustizialista, forcaiola, manettara e giacobina, dei suoi pretoriani. Sia come sia, il problema vero resta la politica, quella vera ovviamente, che fine ha fatto? In cosa sta scivolando? Esiste un pericolo democratico?
Bene, anzi male, secondo noi sì, esiste un pericolo democratico, e sempre secondo noi il primo rifletterci dovrebbe essere il Capo dello Stato, che oltretutto è un fine ed esperto costituzionalista.
Insomma, stiamo scivolando verso un relativismo politico che va fermato subito prima che si costituiscano precedenti rischiosi e devastanti. Coi grillini la democrazia rischia, eccome. Basterebbe ripensare a Tangentopoli, quando la magistratura condizionò il Parlamento al punto tale da spingerlo a modificare l’articolo 68, che era nato proprio per proteggerlo dalle invasioni di campo persecutorie. Ecco perché diciamo che sul caso “Diciotti” fra la creatività delle ipotesi di reato e la votazione extraparlamentare sull’innocenza di Matteo Salvini, voluta dai grillini, rischiamo di sprofondare nel pericolo democratico.
Insomma, come nel gioco dell’oca, torniamo a capo, ed ancora una volta ci chiediamo, perché si è voluto questo governo, quando a marzo vinse il centrodestra? Cosa c’è dietro questa scelta scriteriata? Bene, anzi male, tra le risposte che affidiamo alla vostra fantasia noi preferiamo rifugiarci nello sbaglio, ma se sbagliare è umano, perseverare è diabolico, questa esperienza va chiusa subito. Caro Salvini ci ascolti, rompa e chieda il voto, quello nelle cabine, non della piattaforma di Rousseau.
Aggiornato il 18 febbraio 2019 alle ore 13:46