
I quotidiani temi proposti dalla politica generano cronache e opinioni, ma sono spesso magniloquenti premesse di squallide realtà. Si legifera davvero per tutelare e rispettare il popolo? La “moralità” proclamata dalla politica istituzionale, tiene conto della morale vera?
In queste righe, pur scegliendo la signorilità di non accennare alle evidenti “tracce” di presunzione, arroganza e perfino disonestà, ci chiediamo se è ancora possibile negare che negli istituti preposti all’organizzazione della vita sociale, regni una comprovata inettitudine. Perché mai, se così non fosse, i cittadini si mostrerebbero sempre più insoddisfatti e delusi?
“Cara” politica istituzionale, indipendentemente dal tuo “colore”, sfoggi parole e intenti meravigliosi da decenni ma, nei fatti, continui ad avvicinare il popolo alla povertà, alla perdita della serenità e all’umiliazione.
Le righe che precedono, non rappresentano il pensiero del giovane anarchico o il delirio dell’ultimo ribelle ma, più semplicemente, sono il pensiero dei molti cittadini che non apprezzano gli schemi secondo i quali sono costretti a vivere. Si tratta della delusione di chi capisce che i “grandi intenti” dichiarati dalla cosa pubblica, ad ogni piè sospinto, sono spesso ipocriti annunci che puntano a soggiogare la società. Storicamente illusi dalla predica comunista che ha scelto un lessico sensibile per toccare il nostro cuore, ci troviamo oggi a subire un linguaggio sconclusionato, enfatico e talvolta squallidamente “muscoloso”, che punta a plagiare la nostra intelligenza con la suggestione
Essere rispettati dalle istituzioni, è il presupposto più importante per una società che sogna d’essere libera e serena. Però, a chi chiede che l’organizzazione sociale sappia offrire serenità e libertà, l’istituzione risponde spesso con “pittoresche” sciocchezze.
Non è così? Certo che è così e continuerà ad essere così, finché il potere politico potrà contare sull’ingenuità di un popolo che scambia per onestà e competenza, certa ipocrita esteriorità. Chi usa magnifiche facciate per presentare pessimi contenuti, ci prende in giro e ci riconduce alla metafora della scarpa che sotto nasconde il buco, ma che sfoggia la gran marca. La difficoltà del vivere è ormai un grafico in impennata e chi credeva che ci saremmo finalmente liberarti dai millantatori della politica, è invece costretto a prendere atto che è divenuto difficoltoso perfino sopravvivere.
Hai fatto tombola, inconcludente faciloneria popolare; hai dato ascolto e credito all’enfasi che sorregge il nulla. Al tuo buco nella scarpa, hai aggiunto un buco nel cervello e se ti ostinerai a non voler capire, trasformerai le giornate del tuo futuro, in un totale buio.
Caro - si fa per dire - cittadino che ami ancora svolgere la parte dell’illuminato credulone, taci e vergognati perché delle due l’una: o hai trovato come venderti al sistema del potere per ottenere la sua mancia o la tua ingenuità e la tua impreparazione sono più grandi dell’enormità.
Aggiornato il 07 febbraio 2019 alle ore 11:11