
Archiviazione. È la richiesta della Procura di Roma rispetto all’indagine aperta sull’arrivo a Ciampino del terrorista Cesare Battisti. Sul caso era stato aperto un fascicolo. Erano stati indagati Matteo Salvini e Alfonso Bonafede. L’ipotesi di reato a carico del ministro dell’Interno e del ministro della Giustizia era “la mancata tutela della dignità della persona arrestata”. La richiesta di archiviazione è già stata inviata al Tribunale dei ministri. Ma sulla vicenda del video dell’arresto di Battisti del 15 gennaio scorso, sono arrivati almeno due esposti. Uno era a firma del presidente degli avvocati penalisti di Roma, Cesare Placanica e puntava l’attenzione sul video pubblicato dal profilo Facebook di Bonfafede, in cui sono state riprese le varie fasi dell’arrivo di Battisti comprese le procedure di fotosegnalamento effettuato negli uffici della Questura e quelle relative alle impronte digitali.
Nel documento si fa riferimento anche a quanto previsto dall’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo sul “divieto di trattamenti disumani e degradanti”. Nell’esposto, inviato per conoscenza anche ai garanti per la privacy e per i diritti dei detenuti, si cita l’articolo 114 del Codice di procedura che vieta “la pubblicazione dell’immagine di persona privata della libertà personale ripresa mentre la stessa si trova sottoposta all’uso di manette ai polsi ovvero ad altro mezzo di coercizione fisica” e l’articolo 42 bis dell’Ordinamento penitenziario che prevede che “nelle traduzioni siano adottate le opportune cautele per proteggere i soggetti tradotti dalla curiosità del pubblico e da ogni specie di pubblicità”. Eppure, bisogna ricordare che lo stesso ministro della Giustizia aveva fatto autocritica. “Il video – aveva detto – non mi è piaciuto e, riguardandolo, non mi piace. L’ho detto tranquillamente e mi è dispiaciuto perché non rappresenta lo stile che dovrebbe portare avanti un ministro della Giustizia. Questo non vuol dire scaricare la responsabilità: ho fatto una cosa che riguardandola non avrei fatto”.
Ora, la decisione sull’archiviazione spetta al Tribunale dei ministri.
Aggiornato il 06 febbraio 2019 alle ore 14:08