SALVIAMO CASA ITALIA!

Salviamo "Casa Europa"? Sarebbe bello se davvero ne conoscessimo l'indirizzo! Ricordate? All'epoca della Guerra Fredda nemmeno il grande Kissinger riuscì a trovarlo! Oggi, invece, a sorpresa, il filosofo francese Bernard-Henry Lévy (nume tutelare del politically-correct) è il primo firmatario di un manifesto, pubblicato dal quotidiano La Repubblica del 26 gennaio scorso, che ha come titolo "Salviamo Casa Europa!". Lui e gli altri sottoscrittori si dichiarano "patrioti" europei. Lessico piuttosto curioso e audace perché verrebbe da chiedersi quale divisa vesta il suo esercito e quale sia la balance-of-power, dato che questo Manifesto di Ventotene (che vi assicuro nessuno ha davvero letto, visti i contenuti vetero-marxisti ai quali si ispirano i suoi principi!) contempla un Parlamento Europeo che non ha alcun potere pratico di controllo sul suo Esecutivo politico, denominato Consiglio Europeo (dei capi di stato e di governo). Cosa mai vista nelle democrazie e negli Stati federali che si rispettino. Non solo: questo Monstrum al quale il buon Lévy tiene tantissimo, ha una protesi armata burocratica che detta legge su tutti i parlamenti ed esecutivi nazionali attraverso regolamenti e direttive, senza che i suoi responsabili abbiamo mai ricevuto dal popolo amministrato (500 milioni di persone!) il minimo sindacale di investitura democratica.

Ovviamente, la cosa non preoccupa minimamente coloro che lo hanno sottoscritto.  Per questi illustri "democratici" i risultati delle libere elezioni europee del prossimo maggio rappresentano una "catastrofe annunciata". Quindi: quando vince la perdente socialdemocrazia va tutto bene, anche se le speranze dei popoli vengono disattese e aumenta enormemente il divario tra ricchi e poveri. Invece, si parla di un'ingiustizia inaccettabile e di un dramma epocale se a spuntarla è la protesta sacrosanta per cambiare questa Europa di Trattati obsoleti e di lacerazioni profonde, dovute solo e soltanto all'incapacità del Vecchio Continente di avere una politica davvero comune su difesa, immigrazione e relazioni internazionali. I nostri prodi parolai ci invitano al combattimento per il mantenimento dello status quo di cui davvero nessuno sente l'esigenza, anziché dirci come si riformano le storture dell'Euro, di Maastricht, del Fiscal Compact, etc. nei confronti dei quali gli stessi ideatori e responsabili hanno più volte denunciato la necessità di una loro revisione in profondità, soprattutto in tema di Bce, affinché faccia da prestatore di ultima istanza, per non parlare poi dell'armonizzazione delle politiche fiscali e bancarie!

Al contrario: ci si appella a "una nuova battaglia per la civiltà" contro "l’ascesa di nuovi totalitarismi e il conseguente ritorno di una miseria propria delle epoche buie". Vi parrà incredibile ma i nostri eroi, certamente dotati della sfera di cristallo, ci predicono che: "dietro la strana sconfitta dell’Europa che si profila all’orizzonte, [..] vi è il tentativo – a cui dagli anni Trenta in poi non si era mai assistito – di mettere in discussione la democrazia liberale e i suoi valori". Quindi, chi andrà a votare con idee diverse da quelle difese dal manifesto è un potenziale nazifascista. Nulla si dice sulle responsabilità epocali di coloro che hanno voluto nell'ordine: le frontiere aperte, con la mancata gestione comune dei flussi migratori incontrollati; la globalizzazione senza regole che ha distrutto, nel nostro caso, la migliore manifattura d'Europa; e così via elencando. Chiedetelo ai gilet gialli, che combattono per il ripristino della democrazia dal basso. Chiedete loro quanto si siano impoverite le classi medie francesi e mediterranee che pagano solo tasse e non hanno più diritto né all'ascensore sociale, né a servizi pubblici di prossimità, dato che gli Stati centrali per stare nei benedetti parametri teutonici hanno smantellato progressivamente consistenti quote di welfare, di protezione sociale e di investimenti pubblici. La vera tragedia di Lèvy & Co., vedrete, sarà la rimozione rabbiosa su tutti i fronti del loro totem del politicamente corretto.

 

Aggiornato il 29 gennaio 2019 alle ore 13:28