Il Consiglio d’Europa contro il Decreto Sicurezza

Approvata definitivamente dal Parlamento italiano il 28 novembre 2018, la Legge n. 132/18 del 1 dicembre 2018 (conosciuta ai più come il “Decreto Salvini” o “Decreto Sicurezza”) fin dalla sua emanazione con decretazione d’urgenza è stata oggetto di divisione, severi commenti e disapprovazioni soprattutto morali. Né si può dimenticare che inizialmente i decreti dovevano essere due: il “decreto sicurezza” e il “decreto immigrazione”, poi assorbiti in un unico provvedimento così da renderne più veloce l’approvazione con la legge di conversione. Ma a novembre c’era fretta, c’era necessità di dare risposte ad un’opinione pubblica che - giusto o sbagliato che sia - avverte il flusso migratorio arrivato in Italia come una minaccia piuttosto che un’imprevedibile gestione di ordine pubblico da fronteggiare.

Il “Decreto Salvini” ha quindi attirato l’attenzione soprattutto di giuristi, politologi, antropologi e sociologi non solo per la portata delle novelle legislative in esso contenute ma, ancor di più, per l’impostazione e il messaggio sociale che ne scaturisce da un modello di accoglienza così come impostato. Per contro, il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha sempre rifiutato gli attacchi etici alla legge in vigore, perché voluta e legittimata dalle scorse elezioni politiche.

Pur tuttavia, a distanza di tre mesi, arriva un altro giudizio critico, stavolta da un’organizzazione internazionale che ha tra le sue priorità di azione proprio la tutela e la salvaguardia dei diritti umani. Il Consiglio d’Europa di Strasburgo (nulla a che vedere con le Istituzioni europee, sia chiaro) ha pubblicato un rapporto sulla lotta contro la tratta di esseri umani. Il Gruppo di esperti che ha elaborato quest’analisi (GRETA), ha infatti rimarcato come “L’Italia abbia adottato misure supplementari per combattere la tratta degli esseri umani ma alcune questioni continuano a destare preoccupazione”.  

Il rapporto, poi, esamina le evoluzioni intervenute dopo la pubblicazione del primo Rapporto del GRETA sull’Italia, nel 2014, relativo all’attuazione della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta degli esseri umani. Le misure positive adottate dalle autorità italiane comprendono delle modifiche al Codice penale e l’adozione di una legge mirante a rafforzare le tutele garantite ai minori non accompagnati, e in particolare ai minori vittime di tratta.

Il GRETA esprime comunque “il timore che la legislazione recentemente adottata, che esclude i richiedenti asilo dall’accesso alle strutture di accoglienza, possa lasciare senza assistenza possibili vittime di tratta”. Il riferimento del Consiglio d’Europa è ad una disposizione contenuta all’articolo 12 del Decreto la quale prevede una restrizione del sistema di accoglienza. In particolare, il Sistema per l’accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati (Sprar), ovvero il sistema di accoglienza ordinario che è gestito dai comuni italiani, sarà limitato solo a chi è già titolare di protezione internazionale o ai minori stranieri non accompagnati. In più, la cancellazione dei permessi di soggiorno umanitari (una delle tre forme di protezione che potevano essere accordate ai richiedenti asilo insieme all’asilo politico vero e proprio e alla protezione sussidiari) rendono il quadro normativo e sociale facilmente attaccabile e opinabile.

Il Rapporto, inoltre, segnala come “Il numero di persone individuate e assistite come vittime di tratta sia rimasto pressoché stazionario in Italia, e corrisponde a circa un migliaio di persone, malgrado il significativo aumento del numero di richiedenti asilo e di migranti giunti nel paese” esortando le autorità italiane “ad intensificare gli sforzi per identificare in modo proattivo le vittime di tratta, in particolare a scopo di sfruttamento lavorativo”. Infine, si sottolinea “l’importanza di costruire partenariati strategici con le ONG e i sindacati, coinvolgendoli nelle attività anti-tratta. Il Codice di condotta per le ONG impegnate nel salvataggio dei migranti in mare dovrebbe quindi essere rivisto, per consentire l’identificazione delle vittime di tratta tra i migranti e i rifugiati a bordo e all’arrivo in porto”. 

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, non appena al corrente delle preoccupazioni manifestate dal Consiglio d’Europa, ha subito risposto: “Da Strasburgo però nessun turbamento per avere, tra i Paesi aderenti, la Turchia che non sembra un faro di democrazia e diritti. Le critiche di questi baracconi inutili e costosi sono medaglie”. Come dargli torto?

Aggiornato il 28 gennaio 2019 alle ore 12:24