
Giuseppe Conte, sul taglio dei fondi per l’editoria, fa “scena muta”. Il presidente del Consiglio, nella tradizionale conferenza stampa di fine anno, moderata dal presidente dell’Ordine dei giornalisti Carlo Verna, si trova in evidente imbarazzo sul tema del pluralismo dell’informazione. Ritrova la parola sugli altri temi della manovra.
“Abbiamo dovuto rivedere la crescita all’1 per cento – sostiene Conte – perché ci siamo accodati agli organismi internazionali. Ma ciò non significa che siamo rassegnati a una crescita bassa. I fondamentali dell’economia italiana sono solidissimi. Certo, abbiamo un debito che incute un certo timore, ma è sotto controllo e non così spaventoso. Siamo la settima economia del mondo e abbiamo un forte risparmio privato”.
Il premier sottolinea che il governo gialloverde sta “contribuendo a ridurre quella frattura tra classi politiche e cittadini. Non siamo il governo delle lobby e dei comitati d’affari. Io non ricevo esponenti di comitati d’affari, ma persone che hanno incarichi istituzionali e rappresentano interessi alla luce del sole”. Conte lancia una nuova iniziativa intitolata: “Donne e uomini normali, gesti esemplari. L’obiettivo è quello di individuare i cittadini normali che hanno compiuto gesti che rappresentano un esempio per tutti”.
Quanto all’aumento dell’Iva nel 2020 e 2021? “Non vorrei – replica il premier – che fosse trascurato il fatto che in pochi mesi abbiamo dovuto recuperare 12,5 miliardi per neutralizzare l’incremento dell’Iva. Continueremo nel 2020 e 2021 con questa modalità e ci impegniamo a impedire l’incremento dell’Iva”.
Conte rivendica l’assoluta “paternità” della manovra. “Non è affatto vero – chiosa – che sia stata scritta a Bruxelles, è stata scritta in Italia. Tutte le volte che mi sono seduto con Bruxelles non ho mai consentito che mettessero in discussione i punti qualificanti della manovra e devo dare atto loro che non hanno mai cercato di valutare nel merito tali punti”.
Quanto al fisco, il premier è convinto che il governo non stia “aumentando la pressione fiscale sui cittadini. La pressione fiscale per i cittadini l’abbiamo alleggerita. È questa la politica economica sociale che un governo deve esercitare. E non ci è stato affatto dettato dall’Unione europea. Abbiamo realizzato un’opera redistributiva privilegiando alcune fasce sociali rispetto ad altre”.
Per quanto lo riguarda, Conte è convinto che Palazzo Chigi sia “una parentesi meravigliosa che mi rende orgoglioso per realizzare un servizio a favore del Paese nel modo più efficace possibile. Ma è una esperienza limitata ai cinque anni della legislatura. Poi libererò la poltrona. Non farò campagna elettorale per le europee. Continuerò, a tempo pieno, nel mio ruolo di presidente del Consiglio”.
A proposito delle grandi opere, “il governo – sostiene il premier – valuta le grandi opere e realizzerà un piano infrastrutturale poderoso. Il Tap lo abbiamo sbloccato dopo una puntigliosa analisi dei procedimenti amministrativi. La Torino-Lione è ancora nell’ambito di una procedura istruttoria. A fine dicembre la commissione dei tecnici consegnerà i risultati dell’istruttoria. Infine, andremo sul territorio e prima delle europee il governo comunicherà in modo trasparente la decisione”.
Aggiornato il 28 dicembre 2018 alle ore 12:59