
La manovra arriva oggi in Senato. Entro le 13 dovranno essere presentati i subemendamenti dopo l’accordo raggiunto con Bruxelles. Si andrà verso il voto di fiducia. Ma nonostante l’evidente retromarcia del governo al cospetto della Commissione europea, da Matteo Salvini e da Luigi Di Maio non arriva alcun tipo di autocritica. I due vicepremier hanno parlato alla radio.
Ai microfoni di “Radio Anch’io”, su Radio Uno, il ministro dell’Interno Matteo Salvini difende la manovra economica. “Ho perso? Allora spero di perdere così tutte le volte. Ci sono più di 20 miliardi nel triennio per smontare la legge Fornero. Da zero a venti miliardi – ha sottolineato – e grazie a questa manovra 500mila italiani potranno scegliere di andare in pensione prima. Se i tecnici dicono che i soldi per l’anno prossimo sono sufficienti io di loro mi fido. Sono estremamente felice di questo primo passo”.
Salvini dice la sua a proposito della sua assenza al Senato ieri durante l’intervento del premier Giuseppe Conte sulla manovra: “Leggere i giornali è incredibile: Salvini non era da Conte, Salvini non era da Mattarella, un segnale politico. La verità è che c’era la recita di Natale di mia figlia, in prima elementare”.
A proposito del taglio progressivo previsto dalla manovra ai finanziamenti all’editoria, Salvini sostiene “che “Avvenire”, il giornale della conferenza episcopale italiana, prenda sei milioni di euro di contributi pubblici dai cittadini italiani non va bene. Penso che parte di questi soldi possano essere spesi per chi è davvero in difficoltà. Per il ministro dell’Interno, in un momento in cui si chiedono sacrifici a tutti, penso che siano troppi 130 milioni di euro che i cittadini italiani, quando faticano a tirare a fine mese, danno ogni anno a giornali”.
Luigi Di Maio, parlando ai microfoni di “Circo Massimo”, su Radio Capital, sostiene che risalirebbe “sul balcone anche domani. Non c’è stata la procedura d’infrazione e porto tutte le misure a casa. Sono ancora più contento di mantenere le promesse senza nessuna spada di Damocle”. Rispetto alla revisione delle clausole di salvaguardia, che prevede aumenti Iva per 23 miliardi nel 2020 e quasi 29 (28,75) nel 2021 e nel 2022, come emerge dall’emendamento del governo che recepisce l’accordo con la Ue sulla manovra, il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico pentastellato dichiara che “non c’è un aumento dell’Iva quest’anno e non ci sarà nei prossimi anni. Come abbiamo dimezzato quest’anno le clausole le dimezzeremo nei prossimi anni”.
A proposito del reddito di cittadinanza, Di Maio sostiene che sia “complicato fare un monitoraggio sui conti correnti. Noi usiamo l’Isee. Si parte a fine marzo, come ho sempre detto: il primo aprile no, mi rifiuterò categoricamente, le ironie si sprecherebbero. A fine febbraio-inizio marzo iniziano poi quota 100 e le pensioni minime. Questo modo di fare contabilità pubblica deve cambiare. Il fatto di aver evitato la procedura di infrazione mi rende molto contento, ma questa Europa deve cambiare e il 2019 con le elezioni europee deve essere l’occasione per eliminare una serie di convenzioni legate alla austerity che richiederanno nei prossimi anni un cambiamento epocale”.
Aggiornato il 20 dicembre 2018 alle ore 12:20