Più fragili, deboli e confusi

Ammesso che la Ue ci dia l’ok, ne usciremo più fragili e indeboliti che mai. Bel risultato. Qui non si tratta solo delle ragioni, giuste, che hanno spinto l’Europa a diffidarci sulla manovra, si tratta sia dell’apparenza, che della sostanza del Paese.

Innanzitutto, la figura fatta, tanto agli occhi della Ue quanto a quelli degli italiani, che hanno assistito a scene da Repubblica delle banane, da dilettanti allo sbaraglio. Inutile tornare sull’elenco delle assurdità, parliamo di un Governo palesemente impreparato, inadatto, esitante e a tratti esaltato di una capacità e di una cultura che non ha e che non possiede.

L’Italia non può essere guidata da chi non la conosce, da chi non ne conosce la struttura economica, sociale, industriale, da chi non ha capito le ragioni dei problemi, degli affanni, delle involuzioni. Non può essere guidata da chi sbeffeggia il garantismo, lo stato di diritto, la produzione del lavoro e della ricchezza, da chi spinge all’invidia sociale, alle manette, al pauperismo. Non si può brindare sul balcone, alla prescrizione, al decreto dignità, al debito pubblico, al blocco dei cantieri, al cappio per l’economia e lo sviluppo. Non si può fare festa per lo spionaggio fiscale, gli agenti infiltrati e provocatori, per le mancette elettorali che aumenteranno il lavoro nero, per il Global compact e per i barconi, per l’aumento delle tasse e delle pene. Non si può brindare ai no Tav, no Tap, ai no vax e a tutto ciò che è contro la crescita a prescindere, alzare i calici per il giustizialismo, l’assistenzialismo e i debiti di stato, è pericoloso e basta. Si tratta insomma di una involuzione democratica, di un elogio alla illiberalità, di una esaltazione dello statalismo, da comunismo medioevale, da concetto retrogrado dello sviluppo. Del resto, solo per dirne una dei grillini, a che serve la pace fiscale, se poi si provocano i contribuenti con lo spionaggio dei conti, si inducono all’esasperazione con la fattura elettronica, si aumentano le tasse e si minaccia la galera.

La pace ha senso se si semplifica, si presume l’innocenza, si sfoltisce il calcolo, si agevola e si aiuta, non se si sventolano manette, spie ed infiltrati, si aumentano le multe e le sanzioni, alla faccia della chiusura di Equitalia. Ma se tutto ciò non fosse sufficiente, se la presa in giro sulle tasse non bastasse, c’è un aspetto della maggioranza, quello grillino, che spaventa, parliamo della censura sull’informazione, dell’odio verso il contrario, dell’invidia sociale. Parliamo insomma di quel pauperismo autoritario, di quel malocchio verso la ricchezza, che sa di purgatorio dantesco, di regime veterocomunista, di lotta “al padrone e al privato”.

Insomma, siamo sempre più convinti, che aver consentito l’accoppiata pentaleghista, anziché la formazione di un Governo liberale di centrodestra, sia stato non solo un grave errore, ma un rischioso destro ad una involuzione delle garanzie.

Del resto il contratto firmato da Matteo Salvini, non solo non ha più nulla, di quello che il leghista aveva giurato e sacramentato, prima del 4 marzo, ma è figlio dei grillini e di un pensiero da paese contro, comunista, altro che libertà e democrazia. Ecco perché aspettare maggio è pericoloso e rischioso, ancora di più per ciò che si prevede nel 2019, e che la manovra renderà peggiore, saremo più deboli, fragili e confusi. Salvini ci pensi, ci pensi bene e parli con Giorgetti, lo faccia presto e non aspetti maggio, lo faccia ora, abbia coraggio.

Aggiornato il 19 dicembre 2018 alle ore 12:50