
Parliamoci chiaro, la piazza piena era scontata, difficile immaginare un flop di partecipazione, del resto i sondaggi lo dimostrano. Quello che però non torna è il fatto che quegli stessi 50mila pro Salvini siano contemporaneamente e convintamente contro i grillini.
Insomma, il successo di sabato è un fatto personale, un sostegno all’uomo e non al Governo, una occasione per dargli modo di mostrare un po' di muscoli e nulla più. Si tratta in fondo di una pratica antica, vista e rivista, che non scioglie il nodo di una alleanza innaturale, che anziché bene sta facendo solo male. Del resto, tanto per non fare nomi, anche Matteo Renzi si pavoneggiava del consenso, del successo personale alla Leopolda, del trionfo elettorale alle elezioni europee, ma poi. Sia chiaro, non vogliamo fare paragoni, anche perché fra i due Mattei preferiamo di gran lunga quello padano, ma la sovrapposizione di alcuni atteggiamenti non ci piace e non porta buono.
Quindi, predicare bene e razzolare male è un vizio che vorremmo rimanesse altrove, soprattutto quando si fanno citazioni come quelle che ha fatto sabato scorso Matteo Salvini. De Gasperi, tanto per dire, era l’esatto opposto del leghista; il grande statista era sobrio, misurato, piuttosto silenzioso e riservato, però manteneva le promesse. Per non parlare della citazione sul Papa polacco, su Wojtyla, per carità un Santo conclamato, ma è stato pure il Papa di Marcinkus, ovviamente, così, si fa per dire. Sul “mai più tasse” poi stendiamo un velo pietoso, perché gridarlo in piazza, facendo finta di non sapere che il suo Governo ha dato il via libera a tutti i Comuni di aumentare l’Imu e la Tasi è suggestivo. Come suggestivo è strillare di volere “un mandato per trattare con la Ue”, proprio mentre in Europa ci stanno obbligando ad una ridicola retromarcia sulla finanziaria per via delle sciocchezze imposte da Luigi Di Maio.
Oltretutto, e qui casca l’asino, Salvini, tra i proclami ha svicolato non solo su tutto ciò che non è stato, ma sull’obbrobrio della prescrizione, del global compact, della fattura elettronica, dell’ecotassa, volute dai grillini. Ecco perché diciamo che la piazza piena sarà stato pure un successo ma non scioglie il nodo vero, quello di una alleanza assurda e perniciosa coi figliocci del comico genovese. Salvini avrebbe dovuto porre un ultimatum dal palco, sul global compact, sulla fattura elettronica, sull’ecotassa, sulla flat tax che è svanita, sui dubbi pentastellati della legittima difesa. Allora sì, sarebbe stata un'altra cosa.
Per farla breve, tanta demagogia, parole da campagna elettorale, ma di risultati veri, di cambiamento da toccar con mano, di coerenza con gli impegni presi, c’è stato poco e niente, perché poco c’era. Caro Salvini, per concludere, ci consenta di offrirle una riflessione, pensi cosa sarebbe stato sabato, in tutta Roma, anzi in tutta Italia, se da quel palco avesse parlato a capo di un Governo con Meloni e Berlusconi, anziché alleato dei grillini. Ci pensi sopra e si prepari, anziché stare coi “somari”.
Aggiornato il 10 dicembre 2018 alle ore 13:42