Direzione Pd, primarie fissate il 3 marzo

La Direzione nazionale del Partito Democratico ha approvato, con soli quattro astenuti, il regolamento del congresso che fissa al 3 marzo la data delle primarie. Una quasi unanimità in cui il solo tema del tesseramento ha creato qualche divisione.

Ora parte la corsa dei candidati alle prese con le strategie per catturare il voto prima dei soli iscritti, che selezioneranno i tre candidati per le primarie, e poi quello dei simpatizzanti ai gazebo che un sondaggio indica come incerti. Lo Statuto del Pd, pensato dieci anni fa per rendere scalabile il partito come osserva Gianni Dal Moro presidente della Commissione del Congresso, è complesso e prevede molteplici meccanismi di garanzia.

Entro il 12 dicembre i candidati dovranno depositare 1.500 firme raccolte in cinque regioni diverse, pena l’esclusione. Poi dal 7 al 23 gennaio i soli iscritti voteranno nei circoli. I tre candidati più votati si scontreranno il 3 marzo nelle primarie aperte a tutti i simpatizzanti. Una campagna lunga che alcuni in Direzione (Lia Quartapelle a Matteo Richetti) hanno chiesto di accorciare di due settimane: ma i candidati in rincorsa, come il trentenne Dario Corallo, hanno chiesto tempi adeguati di confronto. Un sondaggio di Bidimedia tra gli elettori interessati alle primarie dà in testa Nicola Zingaretti con il 40%, seguito a ruota da Marco Minniti al 38%; dietro Maurizio Martina, col 9% e Matteo Richetti con l’8%, seguiti da Damiano, Boccia e Corallo. Martina e Richetti proprio ieri hanno deciso di correre in ticket, ma al di là di ciò, anche da questa rilevazione emerge che nessun candidato otterrebbe il 50,1% alle primarie, il che richiederebbe un ballottaggio tra i primi due alla successiva Assemblea del 17 marzo.

Uno scenario che Nicola Zingaretti definisce “una sciagura”. “Io mi batto - ha detto ieri a Padova - affinché siano le persone con le primarie ad eleggere ai gazebo il nuovo segretario nazionale, perché abbiamo bisogno di una figura che abbia il supporto degli elettori”. Un modo per far intendere a Martina e Richetti che la loro candidatura impedisce la polarizzazione tra i due candidati più forti (Nicola Zingaretti e Marco Minniti) che assicurerebbe a uno dei due il raggiungimento della maggioranza assoluta. Una pressione che Martina non accetta, dato che vuole evitare proprio la polarizzazione tra renziani e antirenziani: “non abbiamo bisogno di un congresso a tavolino ma di un confronto libero e partecipato. Nessuno deve avere paura del confronto fuori dalle logiche esasperate delle correnti che vorrebbero decidere per iscritti ed elettori”.

In serata una riunione di Martina e Richetti con i parlamentari che li sostengono è servita per avviare la squadra. Anche Minniti avrebbe dovuto riunire i senatori che lo sostengono; un incontro rinviato perché non è risolto il tira e molla con i renziani vicini a Luca Lotti sulla squadra. Per altro il capogruppo in Senato, Andrea Marcucci ha annunciato il sostegno all’ex ministro dell’Interno, il quale ha chiesto a Enrico Morando di cominciare a lavorare alla mozione. Boccia, che domani sarà a Bologna, ha un timore: che gli altri candidati più forti mirino a “chiudere” il Partito a nuove iscrizioni per garantirsi a tavolino l’acceso alle primarie.

Aggiornato il 29 novembre 2018 alle ore 12:22