
Mentre Theresa May prosegue il suo tour nelle nazioni del Regno alla ricerca di sostegni nell’opinione pubblica circa l’accordo di divorzio dall’Ue appena sottoscritto a Bruxelles, il capo negoziatore della Commissione europea, Michel Barnier, è in Italia per una serie di incontri istituzionali. Dapprima un incontro bilaterale con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, poi un’audizione parlamentare davanti alle Commissioni riunite Affari esteri e Politiche dell’Unione Europa di Camera e Senato.
Barnier ha iniziato la sua relazione ricordando come siano più di quattro milioni i cittadini dell’Ue che lavorano nel Regno Unito, fra cui 700mila italiani, e un milione e mezzo i britannici che risiedono nei Paesi europei. Ha rassicurato che l’accordo di recesso garantirà i diritti acquisiti fino alla fine del 2020, dopodiché la transizione e la situazione cambierà a seconda della nuova politica di migrazione che la Gran Bretagna assumerà. Ma forse il passaggio più importante è stato un altro, l’ammissione secondo cui “la Brexit non ha un valore aggiunto, è un negoziato lose-lose in cui perdono tutti, ma va rispettata perché è una decisione democratica, e adesso bisogna attuarla”.
Certo, l’accordo sulla Brexit non prevede ritorsioni verso Londra, tuttavia la tutela dei diritti dei cittadini, l’applicazione delle procedure amministrative e la circolazione dei cittadini europei non è un affare semplice. E in effetti uno dei motivi che hanno portato i britannici a scegliere la Brexit è stato proprio il desiderio di limitare la libera circolazione delle persone o, per meglio dire, la libera circolazione dei cittadini europei. Se, quindi, la rinuncia di Londra al principio della libera circolazione non sarà più negoziabile, una mobilità reciproca, evitando discriminazioni fra i Paesi europei, non solo dovrà essere possibile ma soprattutto incentivata. Non a caso negli ultimi giorni Barnier ha invitato i Parlamenti e i governi nazionali a “fare attenzione all’applicazione del testo dell’Accordo”.
L’ex Commissario europeo per il Mercato Interno ha poi confermato la validità delle intese commerciali ed economiche raggiunte nel corso degli ultimi mesi, dando atto al Governo italiano della determinazione e coerenza con la quale ha sostenuto i propri legittimi interessi. Perciò, in attesa del completamento delle procedure di ratifica dell’Accordo di Recesso, è stata confermata l’importanza di proseguire - sia a livello europeo che nazionale - con un approccio unitario, soprattutto nell’eventualità di un recesso senza accordo. Inoltre, è stato chiarito l’aspetto finanziario. L’attuale bilancio europeo, infatti, è stato stabilito su sette anni (l’ultimo è 2014-2020) e i britannici, sebbene escano dalla Ue agli inizi del 2019, dovranno tenere fede agli impegni economici fino alla chiusura d’esercizio.
Infine, Barnier ha incontrato il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Enzo Moavero Milanesi, il quale ha ricordato che “bisogna mantenere un’attenta vigilanza sulle future relazioni con il Regno Unito. Esse dovranno fondarsi su regole chiare che assicurino appieno le nostre priorità in tema di mobilità delle persone, scambi commerciali, economia e sicurezza”.
In attesa del voto di ratifica dell’11 dicembre prossimo, quel che resta sono 600 pagine, 185 articoli, 3 protocolli e diversi allegati. Insieme rappresentano l’Accordo di Recesso e la Dichiarazione politica Ue-Gb. E forse anche un primo grande fallimento dell’Unione europea a mezzo secolo dalla sua creazione.
Aggiornato il 30 novembre 2018 alle ore 10:56