“Global Compact”, il dietrofront di Conte

Giuseppe Conte dice “sì”, Matteo Salvini è per il “no”.  Il leader leghista annuncia che l’Italia non firmerà il “Global compact for migration” finché non si esprimerà il Parlamento. Poco dopo arriva l’attacco del Pd. I democratici accusano il ministro dell’Interno di smentire Giuseppe Conte. Il premier il 26 settembre scorso aveva dichiarato all’Assemblea generale dell’Onu il sostegno italiano al patto internazionale sulle migrazioni. Ora, il premier si allinea alla posizione leghista.  Conte prova a chiarire: “Il Global compact è assolutamente compatibile con la nostra strategia. Ho condiviso il piano con i miei partner Ue. Non ho cambiato idea, ma essendo un documento che ha valore politico abbiamo convenuto che forse è giusto creare un passaggio parlamentare, in cui far condividere da parte di tutti ciò che stiamo facendo”.

Il “Global Compact” è una dichiarazione di intenti, non vincolante e senza effetti giuridici. Ma il patto Onu sui migranti che sarà firmato il 10 e 11 dicembre a Marrakech è diventato un documento politicamente spinoso. L’Italia, annunciando che potrebbe non firmare il “Global Compact”, si affianca agli Stati Uniti, ai Paesi est-europei del gruppo Visegrad (Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia), all’Austria, alla Croazia, alla Slovenia, alla Bulgaria, alla Svizzera e, fuori dall’Europa, all’Australia e a Israele. In Estonia il dibattito ha quasi fatto cadere il governo mentre in Belgio i nazionalisti fiamminghi soci di minoranza dell’esecutivo hanno dichiarato il documento “particolarmente problematico”.

La lista dei riottosi potrebbe allungarsi. Ma cosa contengono le 34 pagine approvate a luglio da 193 Paesi, alcuni dei quali hanno fatto un passo indietro? Una serie di raccomandazioni, in totale 23 obiettivi, ciascuno articolato in una serie di azioni “per una migrazione sicura, ordinata e regolare”. I punti elencati dal testo spaziano dal come raccogliere dati validi per adottare politiche conseguenti a come ridurre “le vulnerabilità” nelle migrazioni, dal rafforzare la risposta transnazionale al traffico di esseri umani al come migliorare l’integrazione di chi arriva. Ricorrendo ad esempio alla detenzione dei migranti solo come misura di necessità.

Aggiornato il 28 novembre 2018 alle ore 18:27