
È la legge della vita, caro Luigi, prima ancora di quella dei codici e dei tribunali: chi la fa, l’aspetti. È il prezzo che si paga ad essere come siete voi: giacobini, manettari, forcaioli, velenosi. Ecco perché noi, ripeto noi, siamo diversi e siamo garantisti. Del resto cosa vorrebbe caro ministro? Il silenzio su episodi che se fossero capitati ad altri, come è successo, avreste fatto il diavolo a quattro, chiesto la tortura, il pubblico ludibrio. Signor Luigi, c’è poco da attaccare e molto da riflettere, altro che due pesi e due misure; oltretutto scusi sa, ma quali sarebbero?
L’utilizzo del sistema doppio, uno per sé ed uno per gli altri, è la vostra specialità, è il motivo delle 5 Stelle, è il mantra che il vostro capocomico vi ha insegnato presto e vi ha insegnato bene. Solo per dire caro Di Maio, pensi allo spread di Silvio Berlusconi nel 2011 quando toccò quota 500; era colpa dello psiconano, del mafioso, dell’evasore, tanto per ricordarle i complimenti che usate fare. Oggi che tocca a voi invece, è colpa di un complotto dell’Europa.
Ministro, ma Lei che è un bambinone pensa davvero di farci fessi? Pensa sul serio che basti quel sorriso da fumetto per prenderci in giro, per farci contenti e gabbati?
Abbia pazienza, torni in sé e consigli vivamente alla sua comitiva di cambiare sul giustizialismo, di studiare la democrazia, gli equilibri tra i poteri, lo stato di diritto, e dica pure agli associati di smetterla con gli insulti, non solo ai giornalisti ma a tutti quanti. Ma le sembra normale farsi difendere da Alessandro Di Battista, che su dieci parole che usa otto sono insolenze e contumelie? Le sembra normale affidarsi alla solidarietà di un giramondo che s’è convinto di essere Marlon Brando? Lo faccia stare zitto su certe cose, Di Battista, creda ministro non lo lasci intervenire, oppure lo preghi d’essere educato; in fondo un po’ d’educazione è più semplice che un minimo d’istruzione, quella che da voi latita spesso.
Guardi Luigi, non parliamo di università e di laurea, sia chiaro, perché c’è tanta gente che senza il diploma potrebbe insegnare alla Sorbona o alla Sapienza, parliamo di conoscenza e competenza, punto. Parliamo di una cosa che tra voi è merce rara, mentre abbonda, e molto, l’arroganza, la supponenza, l’onnipotenza, la convinzione d’essere migliori, d’essere quelli ai quali non può accadere. E invece succede, ministro, lei lo sa bene, succede pure a voi che vi siete scagliati come “iene”, guarda caso il contrappasso, contro tutti e tutti, perché sicuri d’essere diversi, de che? De che ministro? come dicono a Roma. Diversi in cosa, semmai in peggio, anche perché dove governate è uno sfacelo, da quando siete nell’Esecutivo del Paese siamo entrati nella confusione, nello sbando dei conti e della fiducia. Voi, ministro, avete usato il “vaffanculo” come fosse il saluto del buongiorno, avete offeso e insinuato, guardato dal buco della chiave gli affari degli altri per attaccare a ogni cenno di stortura, e adesso cosa vuole? Comprensione e il silenzio dell’informazione? Ci legga bene Di Maio, impari la lezione, stavolta facciamo i grillini, i presuntuosi, in questo pezzo, non c’è una riga, una virgola di quello che la turba in queste ore, non un nome, non c’è niente insomma, cosa le dice? Ci rifletta, noi l’attacchiamo perché fa male, anzi non fa niente, perché il Paese ne risente, perché speriamo che finisca presto, solo per questo l’attacchiamo, e lo sa perché? Perché siamo liberali e garantisti, e ne siamo fieri.
Aggiornato il 28 novembre 2018 alle ore 12:33