
Era scontato che ci avrebbero obbligati a modificare una manovra basata sul reddito grillino e sull’uso del deficit per gettare i soldi alle ortiche.
Eppure quello che più c’indigna è di aver dato modo a quattro tromboni europei, non solo di sfotterci e insolentirci, ma di costringerci a cambiare. Va da sé, infatti, che se al Governo insieme a Matteo Salvini ci fosse stato tutto il centrodestra col suo programma elettorale, altra musica sarebbe stata con l’Europa. Con quel programma, non solo avremmo potuto sforare, magari di più del 2,4 per cento, ma difendere e contrattaccare le ragioni dello sforamento e del Paese. Più volte abbiamo ripetuto che un conto è una manovra sul debito in cambio di niente, senza sviluppo, crescita e lavoro, e un altro è un investimento esplosivo, sullo stimolo, sulla produzione, sull’intrapresa e sull’occupazione vera. Cosa avrebbero potuto opporci in quel caso i soloni tracotanti e antitaliani? Cosa avrebbero detto di una manovra fatta di sviluppo, di rilancio e di ripresa, di riforme vere dalla giustizia al fisco, di capitali per la rinascita del sud? Nulla di nulla, avrebbero taciuto. Ma ammesso pure che ci avessero provato, a fare il pelo e il contropelo con una proposta seria nelle mani, gli avremmo sbattuto sotto il naso tutto quello che non ci sta bene, dell’Europa, della Ue e di tutti loro.
Il surplus della Germania, in violazione costante e reiterata, il dumping nascosto di qualcuno, la storia vera dei derivati nelle banche franco-tedesche, gli accordi commerciali sottobanco. Avremmo potuto battere i pugni sul bail-in, su tutti gli sforamenti della Francia, su Basilea, sull’imbroglio dell’immigrazione, sull’euro e sul debito comune, sullo statuto della Banca centrale europea.
Insomma, se fossimo stati forti di una manovra seria, fatta con le “palle” piuttosto che sul consenso elettorale, questa sì che sarebbe stata l’occasione per mettere l’Europa di fronte alle ipocrisie, alle ingiustizie e le disparità da imbroglioni. Ecco perché ci dispiace dover assistere all’ennesima figuraccia che facciamo, all’inizio di una ritirata, che sarà ben più grande del previsto, e che dovremo fare per evitare procedure e conseguenze con la Ue. Del resto si era già capito in questi giorni quanta fosse la confusione del Governo sulla manovra, quanto in fondo si cercasse più di salvare la faccia che di andare avanti con le promesse demenziali. Non solo dovremo abbattere di almeno mezzo punto il deficit, ma rimodulare le scriteriatezze del reddito grillino a favore dell’investimento per l’impresa; passare, insomma, dagli slogan sulla Legge Fornero all’economia seria.
Per farla breve, cambiare tanto e cambiare presto. Tireremo dritto, l’Ue dovrà accettare e basta, non ci faremo intimidire dalla commissione. Insomma, viene da ridere a risentirle certe dichiarazioni, specialmente dei grillini. Sant’ Agostino nei suoi sermoni scrisse che l’errore è umano mentre l’insistenza è solo diabolica superbia. E a prendere ordini da un comico, come si vede, si fa una figuraccia e basta.
Aggiornato il 26 novembre 2018 alle ore 12:28