Rogo di Primavalle: l’associazione Fratelli Mattei sfrattata

Esattamente quarantacinque anni fa, il 16 aprile 1973, in uno stabile del quartiere periferico di Primavalle, a Roma nord, la morte dei due fratelli Stefano e Virgilio Mattei (di famiglia di simpatizzanti del Msi, col padre, Mario, segretario della locale sezione del partito), periti nell’incendio della propria casa, appiccato – con dinamiche a tutt’oggi non chiare – da ignoti estremisti, segnava un’altra vergognosa tappa nella storia dei delitti e delle stragi con finalità terroristiche, che hanno segnato gli ultimi cinquant’anni della Repubblica. Per questa strage ancora non ci sono certezze piene su esecutori e mandanti: se infatti il processo si concludeva, negli anni Settanta, con la condanna a vari anni di carcere per i tre estremisti di Potere operaio ritenuti responsabili (Achille Lollo, Marino Clavo, Manlio Grillo), la loro pluriennale latitanza all’estero faceva scattare, su istanza di uno degli avvocati difensori, i termini della prescrizione. Nel 2005 la Procura di Roma riapriva il caso, con una nuova inchiesta, per reato di strage, a carico degli esponenti dell’Autonomia Lanfranco Pace, Franco Piperno e dell’ex br “movimentista” Valerio Morucci, ritenuti probabili mandanti, e di altri possibili complici: questa e l’altra successiva indagine (la cosiddetta “Primavalle ter”) si arenavano però tra il 2010 e il 2011, tra le secche di impossibilità procedurali (per la mancanza di trattati di rogatoria internazionale col Nicaragua e il Brasile (“nuove patrie” di alcuni degli imputati), e anomalie giuridiche riscontrate nelle precedenti condanne. È improbabile oggi (pur se teoricamente possibile) una riapertura dell’inchiesta.

Ora i rappresentanti di varie associazioni vittime del terrorismo e delle stragi da fine anni Sessanta in poi (Associazione dei familiari caduti di Piazza Fontana, della Strage di Bologna del 2 agosto 1980, Associazione Domenico Ricci per la memoria dei caduti della strage di via Fani, dei Familiari vittime della Uno bianca), in un comunicato, esprimono “contrarietà e preoccupazione per la notizia dello sfratto, dai locali assegnati, dell’associazione fratelli Mattei”, che “colpisce una voce che, a partire da uno degli episodi più vergognosi del Paese, ha espresso una linea di grande importanza, per coerenza e profondità, per la memoria collettiva della nostra Repubblica”. E chiedono al più presto un incontro con la sindaca Virginia Raggi e il presidente dell’Assemblea capitolina, “perché Roma Capitale sappia rispondere con correttezza ad una esigenza di verità e di giustizia”.

È auspicabile, aggiungiamo, che la Giunta capitolina sappia trovare una soluzione per impedire lo sfratto dell’associazione Fratelli Mattei: magari nel contesto della legge nazionale sulla valorizzazione delle periferie, o della delibera del 2001 della Giunta Veltroni sull’assegnazione in comodato di locali di proprietà pubblica ad associazioni risultate meritevoli per le loro attività di divulgazione culturale, e comunque di rilievo sociale (delibera effettivamente applicata, negli ultimi anni, a favore di varie associazioni trovatesi in difficoltà).

Aggiornato il 21 novembre 2018 alle ore 09:45