Tav, Chiamparino: “La facciamo anche da soli”

La Regione Piemonte, pur di vedere completata la Torino-Lione, si dice pronta a sostituirsi allo Stato. “Se malauguratamente il Governo dovesse bloccarla, lavoreremo con le Regioni limitrofe per prendere in carico la realizzazione, ovviamente discutendo la quota dei 10 miliardi di fiscalità che ogni anno il Piemonte trasferisce allo Stato”, è la provocazione del presidente Sergio Chiamparino, che attacca Matteo Salvini per le dichiarazioni “ambigue” sull’opera e punta il dito contro un governo che “ai rapporti istituzionali sostituisce rapporti tutti interni ai partiti”.

Nel giorno in cui la sindaca di Torino Chiara Appendino rinnova l’appello al dialogo tra favorevoli e contrari alla nuova linea ferroviaria - “no alla contrapposizione delle piazze” - il governatore torna a difendere il Piemonte dalle risposte “del tutto inadeguate” del governo.

“Ho scritto al ministro Toninelli e al premier Giuseppe Conte, non mi è stato risposto neppure ‘crepa’. Istituzionalmente pretendo di essere ascoltato”, dice annunciando l’intenzione di chiedere al prefetto di “intercedere” in tal senso con l’Esecutivo. Non risparmia nessuno, Chiamparino: dal ministro Danilo Toninelli, “che ha fatto finta di non capire la fretta che gli ha messo la ministra francese dei Trasporti Elisabeth Borne”, a Salvini, “quello che conta” come lo definisce, perché “dichiara che la Tav è l’unica opera su cui è giusto fare l’analisi costi-benefici, dimenticando che di analisi ne sono già state fatte sette”.

D’accordo con Chiamparino sull’ipotesi che la Regione si sostituisca allo Stato per realizzare la Tav è Forza Italia, che si è vista approvare dal Consiglio regionale un ordine del giorno in tal senso. L’idea del capogruppo azzurro Andrea Fluttero è di inserire l’opera nella trattativa sull’autonomia differenziata. “Chiamparino e i suoi alleati di centrodestra abbiano il coraggio di dire come e dove intendono mettere le mani nelle tasche dei piemontesi” per fare la Tav, dicono invece i consiglieri regionali pentastellati, che insistono sulla necessità di “usare al meglio le risorse per le vere emergenze”.

Ribadisce la contrarietà al supertreno anche la sindaca Appendino: “Lo sono sempre stata, non la ritengo un’opera utile. Adesso, però, c’è il governo che sta facendo l’analisi costi benefici, che verrà anche condivisa con la Francia, questo è un ulteriore garanzia”. Resta il rammarico per il no delle promotrici di “Sì, Torino va avanti” ad incontrarsi. “Non sono rancorosa, la mia porta resta sempre aperta, ma credo sia stato un brutto segnale - ribadisce - Da parte mia c’è piena disponibilità a discutere su temi della città come industria, turismo, innovazione e infrastrutture come la linea 2 della metro”. Un sindaco, del resto, “deve lavorare per il bene della città - sostiene - mentre quella della Tav è una questione nazionale e internazionale...”.

Le sette ‘madamine’, dal canto loro, tirano dritto: “Noi borghesucce? Non ci riconosciamo in questo ritratto - replicano a Beppe Grillo - Nella nostra azione non abbiamo mai insultato o squalificato chi non la pensa come noi”.

Aggiornato il 14 novembre 2018 alle ore 11:36