È tutto da cambiare

Lo abbiamo scritto pochi giorni fa, se negli ultimi vent’anni avessimo destinato qualche miliardo di euro l’anno per l’attuazione di un programma di prevenzione e sicurezza, dell’ambiente e del territorio, altra situazione sarebbe stata la nostra.

Del resto l’emergenza è posticcia per definizione e uno dei difetti della politica nostrana è stato sempre quello di intervenire dopo e di prevenire poco. Ecco perché dal nord al sud l’Italia cade a pezzi. Mai un progetto di lungo respiro sulla sicurezza e sul territorio, sull’ambiente e sugli assetti idrogeologici, solo interventi emergenziali e di pronto soccorso. Tanto è vero che la nostra Protezione civile è diventata la migliore al mondo, sia per la straordinaria professionalità del corpo e sia, purtroppo, per le continue e drammatiche emergenze vissute.

Eppure da decenni parliamo di cementificazione, abusi e scempi, di burocrazia soffocante che aiuta l’irregolarità e rallenta i controlli, parliamo insomma di riforme, rapidità e semplificazione. Del resto la maggior parte delle trascuratezze, delle illegalità, delle scappatoie truffaldine, nascono proprio dalla cultura del sovraffollamento amministrativo e da quella dell’emergenza.

Insomma, siamo il Paese del precario, del posticcio, della mancanza di quelle riforme di cui tutti parlano senza fare niente, al massimo qualche toppa peggiore del buco. Vale per l’ambiente, per le grandi opere che servirebbero, vale per la giustizia, per il fisco e per i troppi livelli decisionali d’interferenza e veto.

Ecco perché non cambia niente, anzi si sgretola progressivamente. Il Paese è lento, trascurato, soffocato e vittima di ciò che non si vuole eliminare, leggi, enti inutili, aziende locali nullafacenti, uffici pubblici passacarte, burocrazia e giustizia ingiusta. Tante disgrazie nascono così, appelli rimasti fermi tra le carte dei dipartimenti, relazioni di pericolo sotterrate dalle mille certificazioni, uffici che rallentano per tirare avanti. Insomma, si sa, l’inutile genera menefreghismo e basta. Eppure da decenni tutti lamentiamo la burocrazia, il fisco persecutorio, lo snellimento dello Stato, la giustizia ingiusta, la pesantezza istituzionale, le troppe leggi e i troppi livelli di interdizione.

Per farla breve, serve una costituente, una nuova carta che consenta di coniugare diritto e velocità, potere decisionale e attuazione, federalismo e sovranismo, giustizia giusta ed efficiente, fisco equo e semplice, insomma diritti e doveri in modo equo e solidale. Serve un progetto di Paese nuovo che nasca da una nuova carta, moderna e più adatta alle necessità di oggi e della gente, solo così potremo parlare di nuova Repubblica, altrimenti è solo demagogia elettorale.

Per questo non ci piacciono i grillini, perché sono il gattopardo, quello che tutto resti tale e quale, anzi di peggio, la prescrizione, lo statalismo, il reddito e le manette, la Tap e la Tav. Con Beppe Grillo non si cambia, si resta all’emergenza. A buon intenditor…

Aggiornato il 05 novembre 2018 alle ore 12:32