È uno scontro che andrà male

L’Europa cosi non ci piace, fin dall’inizio avevamo dubbi sulle regole, sui trattati, sui vincoli e sulla Banca centrale europea.

Insomma, al contrario di Romano Prodi, tutto l’impianto legato all’Euro, alle virgole, alle percentuali, ci sembrava poco e male per stare uniti veramente. Di Eurotower poi non ne parliamo, una contraddizione in termini, una banca che non è di ultima istanza, difficile che possa difendersi dagli attacchi sui cambi e sui Paesi. Per farla breve, puzzava di bruciato un po’ tutto, il cross euro-lira, i parametri d’ingresso, la mancata confederazione, l’assenza di una costituzione, soprattutto il disegno germanocentrico. Non eravamo profeti, ma in certi ambienti e non da soli capivamo e annunciavamo che così non sarebbe andata bene. Sarà un peccato, ma avevamo ragione.

Dopo più di 16 anni il risultato è quello che si vede, l’Europa è spaccata totalmente, la situazione di troppi è peggiorata, il paradiso promesso non c’è stato e solo la Germania ha fatto festa. Insomma la fiera del disastro, nel mondo l’Unione europea non conta niente, di unione vera s’è visto poco, la gente protesta e si lamenta, l’Euro è sul binario morto e tutto è messo in discussione. Sembra il tramonto del sogno che non c’era, dell’eldorado garantito, della promessa di crescita e ricchezza, del trionfo della solidarietà e della condivisione.

Un progetto sbagliato che va in pezzi, questa è la realtà vissuta, per noi poi non ne parliamo, viviamo da anni con lo spettro della troika, dei warning, dell’infrazione e delle bocciature. Eppure ad attaccarla questa Europa mezza in frantumi, affrontarla di petto, cercare il ring sulla manovra presentata, è roba da matti, una scelleratezza.

Insomma c’era materia per fare il muso duro, c’era Dublino, c’era l’immigrazione, la gestione dei fondi e c’era Basilea, c’era il bail-in e c’erano le banche, ma il redde rationem su una finanziaria che non sta in piedi e non si regge è una follia e basta. Masochismo, è uno scontro che andrà male, non è il deficit la questione, è lo spreco e il debito per tigna elettorale, soldi bruciati per avere voti è l’arroganza sesquipedale. È inutile ripetere le diseconomie della manovra pentaleghista, la natura assistenziale, la cecità sui problemi veri e le riforme necessarie, la mancanza di uno straccio di sviluppo, insomma i torti e gli errori madornali su cui ci puniranno e tanto.

È un’accozzaglia di spesa improduttiva, di mezze promesse appiccicate male, un pataracchio da asilo elementare, altro che povertà sconfitta e idee chiare. Ecco perché lo scontro andrà male, puniranno la spocchia e la testardaggine, di chi fa finta di non capire che tutto ha un limite, che il buon senso in questi casi funziona meglio delle feste sul balcone. Ci obbligheranno ad intervenire, statene certi, dovremo cambiare e per farlo pagheremo tutti, saranno necessari aggiustamenti, tagli, qualche tassa e ridimensionamenti, e alla fine non saremo né felici e ne contenti. Ne riparleremo, eccome se ne riparleremo in questi giorni, alla faccia dei concertoni al circo e dei brindisi dai balconi...

Aggiornato il 24 ottobre 2018 alle ore 11:26