
Mentre gli italiani con nettezza crescente, premiano, votano e invocano la lega e il centrodestra insieme, sulla manovra si profila un nubifragio, perché?
Perché in realtà la bocciatura, è sostanzialmente sulla componente grillina della finanziaria, sul reddito di cittadinanza e sull’assistenzialismo voluto dai pentastellati. Se, infatti, si fosse applicato in toto il programma del centrodestra, ben altra musica sarebbe stata quella con l’Europa e col mercato.
Il problema non è lo scostamento, parliamoci chiaro, è l’utilizzo del debito per niente, ecco perché la spiegazione del ministro Giovanni Tria non cambia il giudizio e non convince. Se lo sforamento fosse stato utilizzato per lo shock fiscale, per lo sviluppo del Sud, per liberalizzazioni e per le riforme, a partire dalla giustizia e dalla Pubblica amministrazione, il giudizio con certezza sarebbe stato altro.
Per crescere servono condizioni, non si cresce per volontà grillina, servono stimoli e serve la rimozione degli impedimenti, statalismo, welfare sbilanciato, giustizia lenta, burocrazia e leggi vincolanti e opprimenti, servono oasi fiscali premianti, ecco che serve. A mettere i soldi in tasca alle persone con l’assistenza anziché l’occupazione, la crescita e i consumi cambiano poco e niente, addirittura cambiano di meno se dietro c’è il debito che sale.
È la precarietà che blocca tutto e il reddito non la risolve, anzi l’accentua, la mancia di Stato non stimola al fare e nemmeno al cercare, stimola solo il lavoro nero oppure finché dura fa verdura. Ecco perché aver ceduto all’alleanza dei grillini e alle sciocchezze di quel programma, sta provocando danni e basta, statalismo, assistenzialismo e leviatano, hanno sempre rovinato ogni economia.
L’Ue ci boccia perché ci avrebbe bocciato chiunque, la promozione poteva arrivare dall’URSS di una volta, da una commissione d’oltre cortina, ci bocciano perché i conti non tornano e questo il ministro Giovanni Tria lo sa bene. Non torna la crescita presunta perché sarà inferiore, perché salirà il costo del denaro, non torna la discesa del debito anzi è probabile il contrario, non torna l’aumento del lavoro, non torna un maggior volume di reddito, perché di stabile non c’è niente.
All’Italia serve sì un ciclone, ma di stimoli all’impresa, all’apertura di botteghe, alla semplificazione, all’abolizione di cento tasse, di cento vincoli e domande, alla difficoltà d’avere credito, alla presenza dello Stato ovunque che invece di aiutare complica e basta. Servono leggi ad hoc per il Sud, uno shock di semplificazione e di fiscalità premiante, agricoltura, turismo, concessioni, alberghi e realtà locali, giacimenti artistici e culturali, serve credito rapido sull’idea e sulla novità dell’intrapresa.
Nella manovra non c’è niente di ciò, non c’è visione d’interventi dedicati, non c’è l’idea di libertà economica e di sviluppo, non c’è lo stimolo alla produzione di ricchezza e di lavoro, c’è solo Stato e debito ulteriore. Cambiate dunque la manovra, tornate indietro per guardare avanti, cambiatela ora, perché a cambiarla dopo e a riparare, sarà tosta e sarà dura.
Aggiornato il 23 ottobre 2018 alle ore 11:50